«Gli studenti oggi fanno bene a riprendersi la parola e a porre il problema dell’alternanza scuola lavoro e delle regole della maturità di quest’anno – afferma Francesco Sinopoli segretario Flc Cgil dalla conferenza di organizzazione della Cgil a Rimini – Il ministro dell’Istruzione Bianchi e, per quanto gli compete, quello del lavoro Orlando aprano subito un interlocuzione strutturata con il movimento studentesco. Come sindacato ci confronteremo nel massimo rispetto della sua autonomia. Insieme possiamo costruire un grande movimento per cambiare la scuola pubblica perché non possiamo uscire dalla pandemia peggio di come ci siamo entrati. Le cose si cambiano insieme dal basso».

Al di là del paternalismo usato per addolcire le manganellate gli studenti hanno preso solo porte in faccia. Come lo spiega?
Avrebbero meritato un atteggiamento ben diverso da parte del governo. Abbiamo invece assistito a una reazione repressiva. Eravamo quasi disabituati a vedere reazioni spropositate di questo tipo che pongono un problema rilevante per la democrazia in questo paese. Abbiamo bisogno di rafforzare la partecipazione democratica. È una questione che interroga anche noi: come costruirla fuori e nel sindacato.

Bianchi ha rivisto i punteggi della maturità e che la seconda prova sarà predisposta dagli istituti. Che ne pensa?
Sarebbe più giusto applicare il parere articolato del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che ha evidenziato il problema della seconda prova scritta che rischia di non mantenere le caratteristiche nazionali e può essere sostituita da un colloquio. Questa non è una contrapposizione fra rigore e lassismo. Va fatta una scelta giusta in una situazione complicata. Bisogna considerare ciò che è accaduto ai ragazzi durante la pandemia.

Orlando ha prospettato un tavolo dove fare solo un restyling all’alternanza mentre Bianchi ha detto che non è più quella di dieci anni fa. Ma è davvero così?
In un certo senso sì, ma è cambiata in peggio. È stata resa obbligatoria per il triennio delle superiori. Quando il governo Renzi impose questa norma noi abbiamo detto subito che era un errore. Provammo anche a fare un referendum. Trovo però sconvolgente che sia dovuta arrivare la morte di un ragazzo per porre di nuovo il problema, ma è forte il timore che si prosegua con i vecchi equivoci.

Quali?
Partiamo dalla realtà: non tutti i lavori sono formativi, non in tutte le aziende si apprende. Questo è evidente in Italia dove il lavoro spesso è precario malpagato e sfruttato. Si pensa invece che ogni occasione di lavoro rappresenti automaticamente un’occasione di crescita. A questo errore se ne è aggiunto un altro: l’obbligatorietà che ha costretto le scuole a rincorrere le aziende per far fare l’alternanza agli studenti. Ciò ha moltiplicato esperienze al di fuori del contesto formativo e pedagogico. Dev’essere sempre la scuola a programmarle in base a un progetto di didattico e nel rispetto della libertà critica degli studenti.

Come si fa a parlare di formazione degli studenti in azienda se gran parte delle aziende non fa formazione per i propri dipendenti?
È una delle contraddizioni del sistema. Prima ancora di parlare di alternanza andrebbe trasformato il mondo del lavoro. In quel caso l’alternanza si può fare solo nelle aziende che garantiscono anche la sicurezza e la salute, un problema a cui non è stata data ancora una risposta, com’è evidente dall’ultima tragedia.

Con Bianchi i vostri rapporti sono tesissimi. Perché?
Dopo lo sciopero generale del 10 dicembre è accaduto un fatto senza precedenti nella storia sindacale della scuola: è stato firmato un accordo separato sulla mobilità di 1200 milioni di lavoratori con un sindacato (la Cisl, ndr.) che rappresenta una minoranza mentre la maggioranza non è stata messa in grado di trattare. Questa azione apre le porte nella pubblica amministrazione a una vera e propria pirateria negoziale. In vista del rinnovo del contratto di lavoro porremo con forza la questione salariale. Il vulnus dovrà essere sanato al tavolo negoziale o nelle aule dei tribunali.