Le sinistre “incompatibili” devono fare i conti con una destra e estrema destra sempre più “compatibili”. La lacerazione a sinistra riguarda l’attualità: non solo ci sono due candidati rivali, Benoît Hamon per il Ps e Jean-Luc Mélenchon per France Insoumise (con l’appoggio freddo del Pcf), ma c’è la grossa “questione Macron”. Una parte dei socialisti ha già scelto di appoggiare il candidato En Marche! Manuel Valls non ha ancora fatto il passo definitivo, ma ha detto chiaramente di fronte alla sua corrente mercoledi’ sera: “non lascio il Ps, ma dare il mio patrocinio a Hamon sarebbe incomprensibile per i francesi”. La “compatibilità” tra destra e estrema destra riguarda invece il prossimo futuro: di fronte a una quasi certa sconfitta di François Fillon, impantanato in una serie di scandali di carattere morale con risvolti ormai giudiziari, nell’ombra operano vari personaggi che cercano di tessere legami tra la parte destra dei Républicains e la parte che si vuole più presentabile del Fronte nazionale. Fillon è apertamente sostenuto ormai soprattutto dalla corrente della Manif pour tous, cioè l’ala ultrà dei cattolici, mentre il Fronte nazionale cerca di nascondere i personaggi più estremisti, filo-nazisti e antisemiti. Rispuntano personaggi come Charles Millon (che nel ’98 aveva accettato i voti Fn per mantenere la presidenza della regione Rhône-Alpes), che offre i suoi servizi a Fillon o Philippe de Villiers, sovranista più volte candidato alla presidenza, che sussurra all’orecchio di Marine Le Pen.

Queste manovre in vista di una ricomposizione del panorama politico, in corso sia a sinistra che a destra, si svolgono in vista delle legislative e della prospettiva di costituire una maggioranza per governare. Difatti, i due candidati che, se si votasse oggi, avrebbero le maggiori possibilità di trovarsi al ballottaggio, non hanno una maggioranza e dovranno fare delle alleanze. Marine Le Pen, del resto, ha già detto che non nominerà un primo ministro del Fronte nazionale. Dovrà trovare alleati alla destra della destra parlamentare. Emmanuel Macron non ha un partito. Sta facendo le liste per le legislative, con grande difficoltà per trovare un equilibrio tra le migliaia di candidature spontanee (la sola clausola è di non avere pendenze giudiziarie) e i politici che stanno correndo a frotte a soccorso del (probabile) vincitore. En Marche! adesso rifiuta gli arrivi in massa di transfughi, dal Ps o dalla corrente di Juppé di Lr (Les Républicains). Macron viaggia su una nuvola, oggi sarà ricevuto da Angela Merkel alla Cancelleria a Berlino, anche se la cancelliera non si schiera chiaramente (Fillon ha già incontrato Merkel, che nel 2012 aveva rifiutato di vedere Hollande perché aveva chiaramente preso posizione per Sarkozy).

Valls propone di creare una “casa dei progressisti” per poi avere la forza di imporsi come interlocutore inevitabile della maggioranza intorno a Macron. L’ex primo ministro ha cosi’ tagliato definitivamente i ponti con il candidato del suo partito, tradendo cosi’ l’impegno delle primarie, dove ogni partecipante aveva promesso di sostenere il vincitore. Hamon ha stravinto con il 58%, ma già l’écolo François de Rugy lo ha abbandonato a favore di Macron, mentre la radicale di sinistra Sylvia Pinel sembra sul punto di farlo. Valls critica violentemente Hamon, accusato di fare una campagna “settaria”, di scivolare in “derive” alla “Podemos”, di voler “corbynizzare il partito”, seguendo la linea a sinistra della sinistra di Jeremy Corbyn. “Con questa linea non c’è futuro”, taglia corto Valls, che afferma di voler evitare al Ps di “fare la fine” del Pcf, cioè di sparire “condannato a un lungo crepuscolo”. Valls prepara il terreno per appoggiare Macron, attaccando Hamon, che critica il candidato En Marche! accusandolo di fare “da marciapiede” al Fronte nazionale, con una posizione ambigua né a destra né a sinistra. Hamon ha contrattaccato, si è detto “tradito” da Valls, che non ha rispettato la parola data. Nel clima velenoso degli scandali a ripetizione, che riguardano Fillon e Le Pen, Hamon ricorda che “in politica, il rispetto della parola data è importante, il rispetto del voto è importante”. E’ tutto il meccanismo delle primarie che viene messo in crisi, che si mostra inadeguato al momento di fluttuazione che sta attraversando la politica francese.