Oggi comincia l’ultima fase del IX congresso di Rifondazione Comunista. Dal nostro punto di vista, la posta in gioco è una e una soltanto: invertire la tendenza che in questi anni ha isolato e indebolito il Prc rendendolo ininfluente sulla scena politica e aggravando l’impotenza della sinistra italiana. Noi avvertiamo l’urgenza di costruire un’opposizione intransigente ed efficace alle politiche antisociali imposte da questa Europa, e diligentemente applicate nel nostro Paese da Monti e dalle più o meno larghe intese. Per questo poniamo con forza, dentro il Prc, i temi dell’unità a sinistra e del rinnovamento dei gruppi dirigenti.

Per questo abbiamo sottoscritto due emendamenti al documento della maggioranza congressuale, contro quella che a noi appare una tendenza alla pura e semplice autoconservazione. Si deve cambiare linea politica, nel senso dell’unità d’azione di tutte le forze politiche e sociali, organizzate e di movimento, della sinistra di alternativa. E si deve per questo scommettere su un nuovo gruppo dirigente che sappia dare un segnale di vitalità dopo tante sconfitte. Mettere Rifondazione comunista seriamente al servizio del progetto di aggregazione della sinistra non è soltanto la sua ragion d’essere. È anche l’unico modo per rispondere alle domande del popolo della sinistra, per porsi davvero in comunicazione con le nuove generazioni e il mondo del lavoro, con donne e uomini che pagano i costi della crisi e certamente non trovano risposte dal Pd delle larghe intese.

In questi anni abbiamo visto il formarsi e crescere di movimenti di resistenza e di lotta. Movimenti che non hanno sin qui trovato il riferimento unificante di cui necessitano per dare continuità alle proprie lotte. È la stessa esigenza sentita da quanti nella Cgil soffrono l’assenza di una sponda politica a sinistra, tanto più indispensabile data l’involuzione moderata del Pd. C’è bisogno di dar vita finalmente a una battaglia politica e culturale, a un confronto aperto e non settario, con tutto ciò che di vivo si muove a sinistra del Pd. Noi auspichiamo che anche l’imminente congresso di Sinistra ecologia e libertà orienti la sua discussione interna privilegiando l’interlocuzione unitaria con le forze politiche che chiedono il cambiamento. In ogni caso il Prc deve provare, con ostinazione, a modificare l’attuale stato delle cose: una realtà addirittura paradossale, se consideriamo che nemmeno i due partiti comunisti, pur notevolmente ridimensionati, sono sin qui riusciti a costruire le condizioni di un concreto percorso di unificazione.

In tutta Europa la sinistra ha saputo avviare processi di integrazione politica. Perché nel nostro paese non accade lo stesso? Eppure anche in Italia esiste un vasto spazio a sinistra, come dimostra l’eclatante successo del referendum sull’acqua pubblica e delle iniziative promosse con l’appello “La strada maestra” per la difesa della Costituzione. Noi crediamo che buona parte della responsabilità di questo stato di cose sia dei gruppi dirigenti. Ci vogliono meno presunzione e più realismo. Insomma, è necessario ritrovare il bandolo di una linea di massa, che non può essere solo teorizzata nei documenti ma va poi sul serio praticata. Per questo è importante una rigenerazione del gruppo dirigente del partito.

È possibile aggregare una sinistra di alternativa unitaria e plurale. Ma conseguire quest’obiettivo impone di selezionare i gruppi dirigenti fuori da logiche di appartenenza e di conservazione, fuori da competizioni leaderistiche. Questo è il senso della nostra battaglia congressuale.

Salvatore Bonadonna, Irene Bregola, Alberto Burgio, Maria Campese, Linda Santilli, Bruno Steri, Stefano Zuccherini