Non è una manifestazione paludata quella che si svolge in piazza Ognissanti. Nonostante che l’appello sia stato lanciato dal sindaco Nardella e dal presidente toscano Rossi, insomma dalle istituzioni, il migliaio di persone che ha deciso di manifestare contro il razzismo, e contro il fascismo, non fa parte delle «truppe cammellate» che danno un retrogusto amaro anche alle iniziative in teoria più nobili. «Io sono qui per una mia personale presa di posizione contro il razzismo», tiene a dire Giancarlo Della Luna. Accanto a lui, Mauro Golga annuisce: «Ne ho le scatole piene di sentire tutti questi discorsi di Salvini. Anch’io prendo posizione, è qualcosa che viene ancor prima della politica»: O forse è proprio questa l’essenza della politica.

In mezzo alla folla ci sono attivisti storici della sinistra fiorentina. Donne e uomini che da molti anni si battono civilmente per l’accoglienza e per l’integrazione. «Per il partito da cui provengono – osserva Marcella Bresci – che è l’origine di tutti i mali, Nardella e anche Rossi hanno tanto da farsi perdonare. E loro, a differenza nostra, potrebbero agire contro il fascismo e il razzismo. Ma credo comunque che qui ci si debba stare». Dietro di lei è ben visibile lo striscione con su scritto «Chiudere i covi di Casa Pound».

«Di fronte a parole e ad atti disumani come quelli di Salvini nei confronti dei profughi, dei migranti, dei rom – prosegue Moreno Biagioni – si deve manifestare per far vedere che esiste, è viva e attiva un’altra Italia. Ma Nardella e Rossi hanno però, prima di tutto, il dovere di dimostrare con gli atti di governo il loro impegno antirazzista. Devono rendersi credibili. Insomma Nardella non deve alimentare, come ha fatto, le pulsioni intolleranti, preannunciando ad esempio atti incostituzionali come ostacolare l’accesso dei migranti, quando ne hanno diritto, alle case popolari. O dire che c’è bisogno di un Cie».

A chiedere in giro il perché della presenza qui, la risposta è la più semplice possibile: «Perché sono contro fascisti e razzisti, e quindi contro Salvini». Ma tutti chiedono che alle parole seguano i fatti. «Sono qui perché, purtroppo, è l’unica iniziativa che c’è e a cui posso partecipare», osserva Marzia Monciatti, la prima che nell’ormai lontano 2005 pagò la sua opposizione a Renzi, nel silenzio della «politica di sinistra» e con al suo fianco solo un movimento popolare al femminile. «Tutti i giorni spero di sentir dire qualcosa di diverso nella discussione politica, e tutti i giorni resto delusa».
Delusione che ha anche la Comunità dell’Isolotto fondata da Enzo Mazzi, che in piazza è venuta ma che ricorda bene come il tentativo di integrazione delle donne rom, con la sartoria Kimeta, sia stata vanificato dopo 17 anni positivi dal taglio secco del pur minimo sostegno pubblico al progetto. E Lucia osserva: «Io sono venuta, mio figlio no. Mi ha telefonato e mi ha detto: ‘non ce la faccio’».

Intanto interviene un accalorato ma efficace Rossi, che di fronte alle bandiere della Cgil condanna chi vuol dedicare le strade ad Almirante e poi ricorda: «Sulla questione sociale, pensando alle fabbriche che chiudono, al bisogno di protezione, al futuro incerto per troppi si propone la facile soluzione di liberarci di chi è diverso, di chi è straniero perché in quanto tale ci minaccerebbe, ci toglierebbe il lavoro. E’ un falso. La questione sociale come quella della sicurezza esiste, ma la soluzione non può essere nell’individuazione dei capri espiatori in questa o in quell’altra etnia».