Hollande afferma che la Francia è all’avanguardia, che difende il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali che hanno messo al bando le armi chimiche fin dal 1925. Ma l’opinione pubblica francese non segue il presidente. Secondo un ultimo sondaggio dell’istituto Bva, il 64% dei cittadini è contrario all’intervento contro il regime di Assad. E il 58% del campione interrogato non dà fiducia a Hollande per realizzare un’azione militare. L’Eliseo minimizza, fa sapere che è la stessa percentuale dei contrari a quindici giorni dall’intervento in Libia nel 2011. Più nel dettaglio, chi si dichiara di sinistra è molto diviso, 50% a favore e 49% contro, mentre a destra il 74% non vuole l’intervento. I simpatizzanti socialisti e i verdi sono tra i più favorevoli, in nome del diritto di ingerenza in caso di violazione dei diritti dell’uomo.
Il Front de gauche invece è contrario. Secondo il deputato François Asensi, membro della Commissione Affari esteri, la Francia «non ha vocazione a punire ma a proteggere le popolazioni e a far rispettare il diritto internazionale». Asensi condanna un intervento «al di fuori di ogni legalità internazionale». L’ex candidata degli ecologisti alla presidenza, Eva Joly, ha affermato invece che se fosse stata deputata al parlamento britannico avrebbe votato a favore dell’intervento in Siria.
I più contrari alla partecipazione francese alla missione punitiva si trovano dunque a destra, a cominciare dal Fronte nazionale. L’Ump è divisa. Il presidente Jean-François Copé, che all’annuncio della volontà di Hollande di prendere parte all’intervento si era congratulato con un presidente «giusto nella forma e nel merito», ieri ha chiesto di «aspettare le conclusioni degli ispettori dell’Onu». Ma già il suo vice, Laurent Wauquiez, si era chiesto pubblicamente che senso ha un’azione che non prevede nulla sul «dopo». Copé è soprattutto preoccupato per una Francia che «seguirebbe» gli Usa. L’ex primo ministro Ump, François Fillon, ha già criticato la Francia di Hollande «al rimorchio» degli Usa. A destra, l’ex presidente Valéry Giscard d’Estaing è contrario, in nome del rispetto del Consiglio di sicurezza e del fatto che l’Europa non è riuscita, una volta di più, a mettere a punto una posizione comune, travolta dalle decisioni delle singole nazioni (che Hollande ha esplicitamente rivendicato). Ma una parte dei politici Ump appoggia l’azione militare, anche se tutti chiedono un vero dibattito parlamentare – con eventuale voto – invece della sola seduta informativa, prevista per mercoledì prossimo con la convocazione in seduta straordinaria dell’Assemblea nazionale.
Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, teorizza che dopo la guerra fredda e il post ’89 stiamo attraversando un periodo a «zero polarità». A conclusione della conferenza annuale degli ambasciatori, Fabius ha affermato che «il mondo attuale non è più né bipolare né unipolare, ma non è ancora multipolare: è piuttosto a-polare o zero-polare», con le strutture ereditate dal passato, a cominciare dall’Onu, che si rivelano essere non più efficaci. Di qui la spinta all’intervento, da parte del paese che desidera presentarsi al mondo (e autorappresentarsi) come «la patria dei diritti dell’uomo» che ha teorizzato la «legittimità» del diritto di ingerenza, ora nei fatti anche contro la «legalità» delle risoluzioni di un Onu paralizzato. [FIRMA_SOTTO]a.m.m.