Il voto del 4 marzo è stato «un terremoto politico», che coinvolge tutta la sinistra: ha marginalizzato il Pd» ma, è il punto chiave, «i milioni di voti che dal 2014 al 2018 hanno abbandonato il Pd non hanno preso in considerazione le opzioni offerte alla sinistra del Pd». L’Altra Europa con Tsipras, la lista che alle scorse europee ha raccolto un milione di voti ed eletto tre europarlamentari, fa un’analisi rigorosa della sconfitta della sinistra e comincia a muoversi in vista delle europee del 2019.

Può sembrare una giocata d’anticipo: il voto si celebrerà il 26 maggio, fra un anno. Ma le macerie da spazzare sono molte e Aet non si tira fuori: dopo il successo di cinque anni fa la lista si è divisa in molti rivoli (l’allora Sel da una parte, dall’altra il Prc). Ed anche gli europarlamentari eletti hanno finito per camminare ciascuno per la sua strada. Dei tre, Barbara Spinelli ha lasciato la lista, la capodelegazione Eleonora Forenza ha maturato posizioni critiche verso Tsipras, pur mantenendo il suo impegno nella lista.

Aprire la discussione sulle europee da subito è persino necessario, dunque. Perché stavolta, spiega Massimo Torelli, «non basterà fare una lista». Anche se L’Altra Europa con Tsipras ha un vantaggio: può partecipare alla competizione anche senza raccogliere le firme, «diritto» guadagnato grazie al successo nella scorsa tornata. Un «tesoretto» potenziale per gli alleati.

Vantaggio non banale per chi decide di partecipare alla competizione per Bruxelles. Anche perché a questo giro le sinistre sono frantumate persino più del solito. Da una parte l’appello di Lisbona per una «rivoluzione democratica» in Europa, lanciato da Mélenchon di France Insoumise, Iglesias di Podemos e Martens del portoghese Bloco de Esquerda, a cui aderiscono gli italiani di Potere al popolo (lista di cui fa parte anche il Prc, che ha aderito a sua volta). Dall’altra l’operazione dell’ex ministro greco Varoufakis, quella di una lista transnazionale a cui guarda il francese Benoit Hamon, uscito dal partito socialista, oggi alla guida del movimento Génération. E il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. A cui guardano con interesse anche alcune personalità di Sinistra italiana: a sua volta però Si è impegnata in un’alleanza con Mdp, gli ex Pd che a loro volta invece stanno nella famiglia socialista europea e chiedono di poter fare un gruppo all’interno di Socialisti&Democratici.

Insomma, sembra una maionese impazzita, tanto più che i francesi di Mélenchon hanno chiesto l’esclusione del greco Alexis Tsipras dalla Sinistra Europea: richiesta respinta, ma emblematica dei conflitti che oggi attraversano la sinistra su scala continentale.

Altra europa invece, spiega nel suo documento, resta fedele all’esperienza della greca Syriza e al partito della Sinistra Europea, nel Gue-Ngl. E per partecipare a una nuova lista chiede di «verificare il nostro percorso, sapendo che la ricostruzione non può partire sul preesistente»: «proposta elettorale continentale» «contro i trattati», per «l’europeismo radicale contrapposto ai sovranismi e ai nazionalismi», contro «i fascismi emergenti». Centrale la questione dei migranti, che viene accolta con freddezza fra i nuovi patriottismi di sinistra.

Il disastro è tale che questa volta «non si tratta di fare una lista a quattro mesi dal voto, ma, nella logica della ricostruzione post- terremoto, è necessario verificare a cavallo dell’estate del 2018 se esiste una rete di persone che, consapevoli della drammaticità della situazione, si mettono all’opera» su «un progetto non compromesso con il passato», stavolta «indisponibili ad un qualsiasi cartello elettorale delle tante realtà e sigle».