Una casa non si costruisce in un giorno. Se poi vuole essere quella “della sinistra e dei democratici italiani”, gli ingegneri, architetti, geometri, muratori, imbianchini, elettricisti, idraulici e arredatori che ci lavorano hanno molti problemi supplementari da affrontare e risolvere.

Compresa una compatibilità ambientale della struttura all’altezza delle ambizioni.

Perché l’obiettivo è quello di presentare all’intero paese, e alla sua sempre più frantumata società, una proposta di aperta rottura con lo stato delle cose. Di alternativa al liberismo che negli ultimi 40 anni l’ha progressivamente fatta da padrone in quasi tutto il pianeta. Con i risultati noti, a partire dall’aumento esponenziale delle disuguaglianze. Con pochissimi sempre più ricchi, e la moltitudine ormai sconfinata degli “have nots”.

Così, dopo l’affollata, coinvolgente giornata di domenica, appaiono quasi fisiologiche le tensioni del lungo sabato notte dell’assemblea dell’Altra Europa.

“E’ stato un grande e faticosissimo esercizio di democrazia”, riepiloga Massimo Torelli.

Al termine del quale sono scattati i due mesi durante i quali la proposta (ampiamente) più sottoscritta – il manifesto “Siamo a un bivio” – ma anche le sue integrazioni, gli emendamenti, e la proposta alternativa del gruppo di comitati locali più “movimentisti”, verso i quali va avanti l’offerta di far parte del nuovo “comitato operativo di transizione”, si offrono al banco di prova finale.

“Tutti siamo stati d’accordo nel proporre l’intera gamma delle posizioni emerse in questi giorni – spiega Roberta Fantozzi – e le adesioni che saremo capaci di avere diranno quanto questo progetto viva nel paese”. Tutto sul sito listatsipras.eu. Dove, ai 1.500 che hanno già fatto conoscere il loro giudizio, l’Altra Europa punta ad aggiungere nelle prossime settimane almeno uno zero.

La frenetica sera del sabato ha finito per confondere anche il cronista del manifesto, che ha coinvolto loro malgrado i giovani di Act in una discussione da loro impostata in modo del tutto diverso. Con la richiesta, caso mai, di un rinnovamento del modo con cui la politica odierna opera: “Le dinamiche pattizie, dall’alto, soffocano – ha osservato al riguardo Claudio Riccio – d’altronde i movimenti solo dal basso non bastano”.

Parole lucide ma comprese solo a fatica nella discussione notturna, quando l’assemblea ha lasciato il Nuovo cinema Nosadella e si è trasferita in una sala vicina. Lasciando il passo, ironia del caso, agli spettatori di “Exodus”. Del biblico, accidentatissimo viaggio di Mosè e del suo popolo per tornare nella terra di Abramo.

Sul piano del metodo comunque il sabato notte ha portato a ritrovare interlocuzione politica fra tutte le componenti dell’assemblea.

Pronte, a quel punto, a prendere parte ad una interessantissima sessione domenicale. Segnata dalla concretezza dei temi in discussione, a partire dalla questione del debito con gli interventi di Felice Roberto Pizzuti, Luigi Pandolfi, Ugo Boghetta.

Poi a una lucida disamina del jobs act fatta da Pier Giovanni Alleva. E con l’ennesima dimostrazione della popolarità e necessità del conflitto sociale, a giudicare dagli applausi alle testimonianze di lotte e vertenze nel paese: dalla Fiom alle resistenze contro le privatizzazioni, lo Sblocca Italia e le grandi opere.

Oltre che le campagne per il reddito e il lavoro e per la scuola pubblica in Italia, insieme alle mobilitazioni europee di Bloccupy contro la Bce fatta dal Tpo, a quella proposta da Giuseppe Petrella, e le altre campagne contro il “TTIP” e la “Fortezza Europa”.

“Per me l’unità è la capacità di costruire connessioni – tirava le somme nel frattempo l’europarlamentare Eleonora Forenza, sempre presente in ogni momento dell’assemblea – per una sinistra che riesca ad avere un potere diffuso nella società”.

La ratio ultima, a ben guardare, dal manifesto “Siamo a un bivio”, da lei firmato insieme fra gli altri a Curzio Maltese, Marco Furfaro, Paolo Ferrero e Gianni Rinaldini.

Mentre il finale è stato tutto di Argiris Panagopoulos di Syriza: “Scappo via – ha detto provocando un’ovazione – perché siamo al 35% e se andiamo tutti in Grecia si arriva al 36%. E ricordatevi di portare con voi le bandiere dell’Altra Europa”.