«Perché non andate a lavorare in Russia?». La richiesta è rivolta a 54 lavoratori dalla Martinelli Ettore, azienda fra le più longeve del distretto ceramico di Sassuolo direttamente da parte del neo sindaco leghista Francesco Menani.
“In tanti anni di vertenze aziendali una cosa simile non mi era mai capitata – commenta alla Gazzetta di Modena il segretario generale della Fiom modenese, Cesare Pizzolla – Ci vuole coraggio a dire a lavoratori che da una vita prendono 1.200-1.500 euro al mese, e fanno fatica ad arrivare con la famiglia a fine mese, che si potrebbero trasferire in Russia”.
La balzana idea del sindaco Menani è figlia del fatto che la proprietà della Martinelli è ora russa.
«Del gruppo industriale Martinelli Ettore – replica al quotidiano il primo cittadino di Sassuolo, che per 43 anni ha lavorato come dipendente proprio in un’azienda dell’indotto ceramico e che come questa era fallita – resterà in piedi solo la Zoa Martinelli nella regione di Mosca. Dicono che va bene, ha una ventina di dipendenti e un mercato che può crescere. Ho detto che si poteva cercare, come soluzione estrema, di chiedere ai dipendenti disoccupati se qualcuno voleva andare a lavorare in Russia. Che c’è di male? Non c’era nulla di provocatorio, di polemico. I sindacati e tutti noi dobbiamo prendere atto che il mercato del lavoro è cambiato. E anche lavorare in Russia, in tempi in cui occorre portare a casa la pagnotta, può essere una soluzione temporanea».
L’altra «scusa» del sindaco per spiegare la sua incredibile proposta è stata di essere stato «nella stessa situazione». «Ad inizio 2014, quando l’azienda in cui lavoravo fallì, ero pronto a fare le valige e trasferirmi in Tennessee pur di permettere a me ed alla mia famiglia una vita dignitosa: è giusto che anche i dipendenti di Martinelli Ettore abbiano la possibilità di scegliere», risponde ancora il sindaco alle polemiche.
Peccato che alla fine sia rimasto in Italia e «la soluzione estrema» l’abbia già adottata la proprietà russa. Che nel giro di pochi mesi è passata da un accordo per evitare i licenziamenti al fallimento quando invece si poteva attendere quanto meno il periodo di copertura della cassa integrazione.
Dopo 70 anni di attività, si è conclusa quindi nel peggiore dei modi la vicenda della Martinelli, che lascia 54 persone alle prese con il fallimento della società formalizzato ieri dalla cancelleria in tribunale a Modena.
l sindacato parla di «vicenda che è degenerata nell’arco di poco più di tre mesi, tanto è passato tra la sottoscrizione dell’ammortizzatore sociale che evitava i licenziamenti, accordo che sarebbe scaduto nel marzo 2020, ed il fallimento». La Cgil cita dunque il sindaco, «il quale, incredibilmente, all’incontro con la Regione Emilia-Romagna è stato in grado di chiedere alla proprietà di valutare la ricollocazione dei lavoratori presso una società del gruppo in Russia», punge il sindacato.
Intanto, per ora l’unica proposta concreta è rimasta quella della stessa Regione, che ha messo sul tavolo la possibilità di definire accordi per azioni di politica attiva a favore dei 22 lavoratori della Martinelli ancora in forza, attraverso, spiega il sindacato, «un percorso di orientamento e formazione durante un possibile periodo di cassa integrazione per cessazione di attività da definire col curatore fallimentare».