L’ultima «ondata» di 630 profughi ha rotto gli argini. Anche i sindaci Pd si allineano al governatore Luca Zaia che pretende dal prefetto Domenico Cuttaia un vertice urgente «in relazione allo straordinario afflusso di cittadini stranieri».
Sintonizzati con il leghista sulle barricate due «renziani Doc». Achille Variati, sindaco di Vicenza, sbotta come sempre: «Siamo disposti a dare una mano, ma non a queste condizioni. È il metodo che contesto. Di questi stranieri non sappiamo nulla. Dei 46 inviati nel 2011, solo dieci hanno ottenuto lo status di profughi. Gli altri che fine hanno fatto? Molti finiscono nel giro dello spaccio». E il boy scout Giovanni Manildo resta a Treviso disertando il summit dei prefetti: «Nessuna polemica, ma la politica dell’accoglienza va ripensata. I Comuni da soli non possono farcela». Intanto Felice Casson, candidato sindaco che domenica va al ballottaggio, boccia il ministro Alfano: «Il Comune di Venezia ha già dato, e molto. Metà dei richiedenti asilo e rifugiati della provincia è domiciliato qui».
Del resto, già il 17 aprile il sindaco Pd di Vigodarzere (Padova) Francesco Vezzaro aveva annunciato le dimissioni per protesta nei confronti del prefetto Patrizia Impresa che voleva la caserma dismessa come centro d’accoglienza. E in piena campagna elettorale Alessandra Moretti aveva suggerito ai pensionati veneti di «adottare» un profugo che fa incassare 35 euro al giorno.
In Veneto si soffia sul fuoco nell’inerzia gestionale che rischia di alimentare la polveriera xenofoba. Nel cuore del parco naturale dei Colli Euganei nel Padovano, lunedì «caccia notturna» ad una dozzina di eritrei da parte di carabinieri, coop Ecofficina e «volontari» di Fratelli d’Italia. Scesi dal bus, invece di entrare nell’alloggio messo a disposizione da un imprenditore a Torreglia Alta, i migranti hanno cercato di raggiungere la stazione ferroviaria di Terme Euganee. E ci hanno provato di nuovo, perché puntano alla Germania (via Milano Centrale). A Montebelluna (Treviso) il gruppo di 27 nigeriani arrivati da Crotone ha trascorso l’intera giornata nel piazzale di via Risorgimento. La protezione civile si è preoccupata dell’acqua e dei panini, ma ormai nell’intera provincia i centri di accoglienza sono più che colmi. Di qui il «blitz» del prefetto Maria Augusta Marrosu che ha requisito l’ex caserma Salsa dove gli ospiti sono «protetti» dal cancello rosso chiuso con catena e lucchetto. Immediata mobilitazione dei leghisti: «Alzeremo le barricate». E Zaia fa scattare l’ispezione dell’Usl: «L’ex caserma non rispetta gli standard regionali di accoglienza».
Per fortuna, c’è anche chi reagisce con umanità. Antonio Silvio Calò, professore di filosofia al liceo classico di Treviso e direttore dell’associazione Maritain, ha semplicemente aperto le porte di casa e della famiglia a sei ragazzi di Nigeria e Gambia. «Ci stringiamo un po’ e diamo una mano. Sembra un paradosso: questo è un bellissimo innesto per l’Europa. La paura è un segnale bruttissimo. Serve prima di tutto buon senso e unire le forze» spiega tranquillo e sereno. Incassa una raffica di insulti in rete e anche la stima ben oltre il mondo cattolico.
Ma ogni giorno rischia di avere una fiammata d’emergenza. Sono annunciati altri arrivi: 380 migranti in partenza da Siracusa, Catania, Vibo Valentia e Messina.
In Veneto la partita dell’accoglienza nel 2015 prevede 31 milioni 523 mila euro (al netto dell’Iva) per gli attesi 4.123 richiedenti asilo. Sono le statistiche dei bandi delle prefetture: il primo, a Padova, risale al 2 marzo; Venezia prevede una spesa di 6,7 milioni per 783 profughi; ieri scadeva il bando di Rovigo (1,6 milioni per 300 migranti stimati). Così nelle altre province: Belluno conta di ospitare 175 richiedenti asilo (1,3 milioni); Vicenza 795 (6,8 milioni); Treviso 740 (5 milioni); Verona 1.080 (8 milioni).