Non si fermano le proteste per la rimozione di Adnan Selçuk Mızraklı, Bedia Özgökçe Ertan e Ahmet Türk, rispettivamente co-sindaci di Diyarbakir, Van e Mardin, eletti a marzo con il Partito Popolare Democratico (Hdp).

La polizia turca avrebbe innalzato barricate e utilizzato gas lacrimogeni contro la folla nelle tre cittadine situate nel sud-est del Paese e a Istanbul. Secondo quanto riportato in comunicato stampa dell’Hdp, in centinaia sarebbero stati fermati dalle forze dell’ordine, mentre una dozzina di manifestanti sarebbero rimasti feriti durante gli scontri.

«La questione legata all’inserimento dei fiduciari non è solo un problema di Mardin, Diyabakir e Van. È una questione che riguarda l’intera Turchia e il sistema democratico e legale», ha detto Mızraklı all’agenzia turca indipendente Bianet.

Solidarietà ai tre co-sindaci rimossi arriva anche dalle fila del Chp, che ha dichiarato che quanto deciso da Ankara «è un fatto politico e non legale». Domenica Ali Şeker, parlamentare del partito popolare repubblicano aveva incontrato a Diyarbakir Türk e Mızraklı .

«Lo scopo della nostra visita è quello di dimostrare che siamo dalla parte degli elettori e dei sindaci che hanno visto non rispettato quanto deciso alle urne. Si tratta di un problema che riguarda non solo la regione ma tutta la Turchia», ha commentato Şeker.

Intanto alcune fotografie apparse su Instagram lo scorso novembre e rilanciate in questi giorni dai giornali dell’opposizione mostrano il ministro degli interni Süleyman Soylu e il ministro dell’ambiente e dell’urbanizzazione Mehmet Ökzhakesi mentre ricevono regali da Mustafa Yaman per un totale di oltre 103mila dollari.

Yaman è uno dei fiduciari del governo scelti per rimpiazzare i tre co-sindaci accusati di collegamenti con il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, inseriti da Ankara, Stati uniti e Unione europea tra le organizzazioni terroristiche. Nessun commento ancora dai funzionari turchi.