Secondo l’agenzia curda Ahval, sono decine di migliaia le persone scese in piazza domenica scorsa a Istanbul e nel sud est della Turchia per protestare contro il commissariamento delle municipalità di Diyrbakır, Mardin e Van.

I co-sindaci delle tre cittadine, Adnan Selçuk Mızraklı, Ahmet Türk e Bedia Özgökçe Ertan, tutti e tre membri del partito di sinistra filo-curdo Hdp, erano stati rimossi lo scorso 19 agosto con l’accusa di legami con il Pkk, inserita da Ankara fra le organizzazioni terroristiche, e sostituiti da funzionari di nomina statale.

Alla manifestazione, che si è svolta in occasione della giornata della pace, hanno partecipato anche esponenti del Chp, il partito popolare repubblicano, e l’ordine dei medici e degli architetti. I tre sindaci dimissionari hanno scritto una lettera indirizzata ai primi cittadini di alcune città europee, fra cui anche Roma, Milano e Venezia, per denunciare “il controllo repressivo sul popolo curdo di Diyarbakır, Van e Mardin da parte del governo”.

“Ci sentiamo rafforzati quando sentiamo voci di solidarietà dall’altra parte del confine – continua la lettera – Portando avanti la nostra lotta dignitosa contro la tirannia, saremmo molto felici di ricevere la vostra solidarietà sostenuta attraverso iniziative come l’organizzazione dell’opinione pubblica del vostro paese, l’esercizio di pressioni democratiche sul governo turco, la costruzione di reti di solidarietà o la visita delle nostre province elettorali. Vi promettiamo che, per quanto terribili siano le circostanze attuali nel nostro paese, vinceremo la lotta per la democrazia, la giustizia e la pace”.

Nel frattempo, l’Akp del presidente Erdogan si spacca e rimuove quattro dei suoi esponenti fra cui l’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu, già costretto alle dimissioni tre anni fa. Una frattura che affonda le sue radici nelle importanti divergenze fra Davutoğlu e Erdogan, fra cui la decisione del 2016 di abolire l’immunità parlamentare che consentì di mettere sotto processo e incarcerare più di dieci parlamentari dell’Hdp.

La rimozione dell’ex primo ministro è tutt’altro che un fulmine a ciel sereno. Davutoğlu aveva infatti intensificato i suoi attacchi contro il governo, soprattutto dopo il commissariamento delle città a guida Hdp.

“Non dovremmo astenerci dall’estirpare le persone che hanno separato i loro cuori e i loro percorsi da noi, ma che sulla carta sono ancora membri dell’Akp”, aveva detto domenica Erdogan. Al momento Davutoğlu non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali.