Sarà la «manifestazione dello strappo» con l’amministrazione capitolina, quella che Cgil, Cisl e Uil, di nuovo uniti contro un sindaco di Roma, convocano per sabato 23 maggio. La rottura con la giunta Marino era stata già annunciata alla fine di marzo, con l’approvazione del bilancio 2015, ma ora i sindacati suggellano la spaccatura mettendo insieme tutte le vertenze lavorative aperte sul territorio metropolitano – l’hanno chiamata «Vertenza Roma», snodata su 13 punti che presenteranno nei prossimi giorni alle forze politiche, alle associazioni e ai movimenti – e scenderanno in piazza al grido «Marino svegliati» per «rimettere al centro il tema del lavoro, degli appalti e del fisco».

Dal Campidoglio silenzio glaciale, non un solo comunicato di risposta. L’annuncio della mobilitazione sembra essere arrivato come un fulmine a ciel sereno, o quasi, nelle stesse ore in cui il vicesindaco Luigi Nieri (Sel) e parte della giunta sono impegnati al tavolo della trattativa con le sole Cgil e Cisl sulla vertenza del salario accessorio tagliato ai dipendenti delle scuole comunali. E mentre si festeggia l’intesa raggiunta in conferenza Stato-Città sulla rimodulazione dei tagli imposti dalla legge di stabilità a carico delle città metropolitane, che restituisce a Roma 9,1 milioni di euro rispetto agli 87,4 previsti inizialmente.

E invece i toni dei comunicati sono molto duri contro il primo cittadino. «Manca un’idea complessiva della città che vive immersa in una crisi profonda fatta ancora di tanta disoccupazione, un progetto per determinare una forte rigenerazione morale ed etica», spiega al manifesto il segretario generale Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino. E a Marino, accusato di pensare «solo al consenso personale» e di aver interrotto trattative e contrattazione, le tre sigle dicono «basta con lo scimmiottamento di un uomo solo al comando».

«Non ci rassegniamo a una città che continua ad essere in piena emergenza abitativa – aggiunge Di Berardino – a un peggioramento della qualità della vita e dei servizi, a una contrazione e riduzione dei servizi pubblici nelle periferie, al taglio lineare del sociale». Per il segretario della Cisl Roma e Lazio, Mario Bertone, «Marino deve riflettere» in particolare sul fatto che «il bilancio capitolino sul lavoro dice zero e non coglie i problemi della città». Gli fa eco il suo omologo della Uil, Alberto Civica, che sottolinea la solitudine dei «lavoratori di grandi aziende che hanno licenziato». Eppure, «non siamo fuori tempo massimo, si può ancora intervenire», puntualizza Di Berardino.

«Il giudizio sull’operato della giunta non è del tutto negativo – aggiunge il segretario romano della Cgil – altrimenti avremmo proclamato anche lo sciopero. Abbiamo dato atto all’amministrazione di aver fatto importanti passi rimettendo al centro le regole, dopo la bufera di “mafia capitale”. Vanno bene l’apertura dei varchi sul litorale di Ostia, la chiusura della discarica di Malagrotta, la pedonalizzazione dei Fori. Ma non basta».

Nel paniere della manifestazione che sancisce lo strappo con Marino (il corteo si snoderà da piazza Esquilino fino a piazza Santi Apostoli) Cgil, Cisl e Uil mettono un po’ di tutto: lotta alla corruzione, programmazione delle opere pubbliche con la richiesta di «gare trasparenti, senza massimo ribasso», la necessità di «un patto anti evasione fiscale tra il comune di Roma e l’Agenzia delle entrate», il degrado delle periferie, l’emergenza casa e la manutenzione stradale. La Cgil propone di «razionalizzare il sistema dei trasporti accorpando l’azienda pubblica romana, quella regionale e la rete ferroviaria, per evitare la contrazione dei servizi e i tagli occupazionali».

Ma al centro della protesta ci sono le vertenze dei lavoratori come quella di Assicurazioni di Roma, l’azienda rappresentata dal sindacato bancari che è tra le partecipate che vedranno l’uscita del Campidoglio dalle quote azionarie. Oppure come la Roma multiservizi che si occupa della pulizia, manutenzione e sicurezza degli edifici e degli spazi pubblici, «i cui 3700 lavoratori – conclude Di Berardino – vivono ora nell’incertezza, senza garanzie e senza un contratto di servizio».