Cinquemila in piazza contro la giunta Marino. Non poteva essere più clamorosa la rottura tra i sindacati e il centrosinistra capitolino. Ieri, da piazza dell’Esquilino a piazza Santi Apostoli un corteo inedito ha sfilato contro il «degrado evidente» di una città dove si «susseguono crisi aziendali e vertenze». «È finita la spinta propulsiva del sindaco Marino» ha detto il segretario della Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino, «il sindaco poteva risparmiarsi di dare ordini per non far partecipare a questa manifestazione i municipi ed i consiglieri, è un segno di chiusura all’ascolto».

In piazza anche il capogruppo Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola. A chi gli ha chiesto se la sua presenza fosse in contraddizione con il fatto che il suo è il secondo partito della coalizione ha risposto: «In piazza c’è il nostro popolo, deluso arrabbiato per i tanti errori commessi in questi due anni. La nostra maggioranza pecca di capacità di incidere su temi cruciali: dalla casa ai dipendenti pubblici all’accoglienza. Su questo noi abbiamo aperto nella maggioranza uno scontro molto forte e continueremo a farlo».

Il vicesindaco Nieri (Sel) è in una posizione delicata, rilancia il dialogo, a condizione che siano tutti a volerlo. «Roma – ha detto – è stata portata allo sbando dall’amministrazione che ci ha preceduto. Il centrosinistra ha dovuto farsi carico della malagestione del passato, riportando la gestione della città su un binario virtuoso».

Marino si è detto «stupefatto» che nella manifestazione non siano state citate Mafia capitale e la giunta Alemanno. Marino ritiene di avere riportato la legalità a Roma. Come Renzi, ha visto nel corteo sindacale emergere il «conservatorismo» e promette di «andare avanti».