Botta e risposta pesante, ieri, tra il presidente di Bankitalia e i sindacati. «Lacci e lacciuoli, intesi come rigidità legislative, burocratiche corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro paese», ha detto Ignazio Visco rifacendosi alle parole di Guido Carli, durante la celebrazione del centenario della nascita dell’economista alla Luiss. Parole che hanno provocato una forte reazione, soprattutto da parte della Cisl.

Ancora, secondo Visco e la sua piuttosto inaspettata analisi sui freni all’economia del Belpaese, le conseguenze dell’immobilismo della politica e della società italiana «sono diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l’inflazione, oggi è il ristagno».

Sembra di sentire le accuse sulla «palude» indirizzate una settimana fa dal presidente del consiglio Matteo Renzi a Confindustria e sindacati.

Subito dopo, l’invito a Renzi a non fermarsi sulla via delle riforme annunciate: i «segnali di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati con un’azione riformatrice costante», ha detto il governatore.

Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni non l’ha mandata giù: «Ci sono alte autorità che spesso parlano a vanvera – ha detto – Non si può fare di ogni erba un fascio». «Ci sono sindacati e sindacati – ha aggiunto il segretario della Cisl – imprese e imprese e associazioni imprenditoriali e associazioni imprenditoriali. Vero è che le massime autorità debbono stare molto attente a come parlano perché stanno diventando loro un problema, stanno gridando allo sfascio e stanno diventando loro gli untori del populismo italiano».

Poi, ancora un attacco da parte di Bonanni: «Se il governatore Ignazio Visco, con tutto il rispetto, vuole davvero rendere un servizio al Paese – ha concluso il leader della Cisl – dovrebbe parlare con coraggio e trasparenza della responsabilità delle banche nella crisi economica che ha investito in questi anni il nostro paese. Guardassero ogni tanto al loro interno e riflettessero sulle loro responsabilità invece di scaricarle in questa sorta di modismo, su imprese e sindacati».

Infastidita dalle parole di Visco anche Susanna Camusso, segretaria Cgil: «Mi sembra un riproporre ricette che hanno già mostrato il loro fallimento», commenta.

Confindustria si mostra meno risentita, e la prende alla larga: «Per un imprenditore l’innovazione è tutto. E non è una scelta, è una necessità. Se un’impresa non innova muore – dice il vicepresidente di Confindustria Alessandro Laterza – Il governatore è un esperto della materia. Faccio difficoltà a credere che volesse essere così severo».

«Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sembra concordare parecchio con Visco, e coglie la sua aria “renziana” di rinnovamento: «Lo sappiamo che l’Italia ha qualche problema di freni – dice – Proviamo a toglierli: abbiamo cominciato, vedremo se funziona».

«Se oggi l’Italia stenta a uscire dalla crisi, la disoccupazione galoppa e le aziende chiudono la colpa non è dei lacci e lacciuoli o del sindacato ma delle politiche sbagliate messe in campo dagli ultimi governi, anche con il sostegno di Bankitalia», commenta Giorgio Airaudo di Sel. E Cesare Damiano, del Pd: «Effettivamente parla un po’ a vanvera, ma lo fanno in tanti – dice riferendosi a Visco – Mi sembra che in Italia abbiamo parti sociali molto dialoganti e molto consapevoli, purtroppo siamo in un tempo nel quale la concertazione pare essere messa in un cassetto».