Domani è il giorno dello sciopero generale di 24 ore proclamato dall’Unione Sindacale di Base, Or.S.A. e Cib Unicobas. «È la risposta urgente e netta alle politiche contro il mondo del lavoro, attuate da Renzi in continuità con i governi precedenti, in spregio al Parlamento e sotto dettatura della troika» spiega il sindacato che non ritiene una reazione sufficiente la manifestazione della Cgil a Roma prevista per sabato 25. Lo sciopero generale coinvolgerà tutti i settori del lavoro pubblico e privato: dai trasporti alla sanità, dalla ricerca alla grande distribuzione, con manifestazioni provinciali e regionali nella piazze di tutta Italia. Le manifestazioni annunciate dall’Usb, insieme a Orsa e Unicobas, sono al momento venti: nel Lazio a Roma a Piazza dell’Esquilino alle 9.30; a Milano in Piazza San Babila (9.30); a Bologna in Piazza XX Settembre ( 9); a Firenze in Piazza Santa Maria Novella (10); a Napoli in Piazza Mancini (9.30). L’opposizione è contro la legge finanziaria in preparazione, il Jobs Act e il «piano Scuola» Renzi-Giannini.

«Per regalare a Squinzi il sogno del taglio dell’Irap Renzi sacrifica uno dei settori strategici per il Paese» sostiene Cristiano Fiorentini, dell’Esecutivo Nazionale Usb Pubblico Impiego. L’elenco della manovra è lungo: c’è la soppressione dell’Inea, il ridimensionamento del Cra, il taglio del fondo Miur destinato agli Enti Pubblici di Ricerca, il pesante ridimensionamento dell’Isfol contenuto nel Jobs Act. «Il Governo – continua Fiorentini – sta realizzando il riassetto di fatto degli Epr, dopo aver annunciato una riforma che non si è mai vista». Il quadro del settore è drammatico: Iss e Enea sono commissariati, Ispra è a rischio commissariamento, precari in mobilitazione dappertutto, dall’Istat all’Iss, passando per il Cra, l’Inea e l’Ingv. «Peraltro tutti gli enti -sottolinea Fiorentini- stanno andando in sofferenza economica, in seguito ai tagli dei bilanci previsti dalla spending review che metteranno a rischio il lavoro di migliaia di precari.

«È chiaro che per Renzi la ricerca pubblica va smantellata, ma deve essere altrettanto chiaro che noi non glielo permetteremo». Dura è la polemica sulla centralità dell’impresa, e degli interessi di Confindustria, nella legge di stabilità. «È inaccettabile che ancora una volta si faccia cassa sul pubblico impiego per far ridere Confindustria – sostiene Daniela Mencarelli, dell’Esecutivo nazionale Usb pubblico impiego – siamo furibondi per l’atteggiamento di scherno e di derisione di Renzi e dei ministri del suo governo verso le proteste che salgono forti dal mondo del lavoro pubblico. La legge di stabilità – è un vero e proprio ossequio ai diktat della Troika che pretende, in cambio di un po’di flessibilità sui parametri macro economici, la distruzione definitiva del welfare e l’annullamento delle conquiste del movimento dei lavoratori, nel pubblico come nel privato. Basti per tutti l’esempio dei tagli di 600 milioni alla scuola e alla ricerca pubblica e il finanziamento di ulteriori 200 milioni alle scuole private».

Il sostegno allo sciopero generale ieri è venuto da Giorgio Cremaschi «Il mondo del lavoro sta subendo il più duro attacco dal 1945 ad oggi è questo attacco può scatenarsi in tutta la sua portata restauratrice e reazionaria anche per i decenni di moderatismo, complicità e di politica del meno peggio del sindacalismo confederale guidato da Cgil, Cisl e Uil sostiene Cremaschi – Bisogna ricominciare a lottare partendo da una netta rottura con il modello sindacale concertativo e con il suo ultimo prodotto, il testo unico sulla rappresentanza. Solo una rottura di massa con quel modello sindacale potrà fermare l’attacco del governo e del sistema padronale finanziario».

Lo sciopero ha ricevuto l’adesione anche dalla Fsm/Wftu, la più antica confederazione internazionale dei sindacati, con oltre 90 milioni di iscritti in tutto il mondo.