È aria di “larghe intese” anche dalle parti del sindacato. All’indomani dell’insediamento del governo Letta, Cgil, Cisl e Uil non perdono tempo, e “blindano” un accordo per incanalare su vie non troppo agitate il conflitto con l’esecutivo. D’altronde, Raffaele Bonanni è stato sempre, da tempi insospettabili, un campione del “governissimo” di unità nazionale. Quindi giustamente incassa. Mentre la Cgil, obiettivamente più inguaiata, si trova con il Pd al governo, e l’ex segretario Guglielmo Epifani in predicato di diventare il reggente del partito, per calmare il dissenso a sinistra. Quindi, insomma, i conti tornano, e adesso non si deve fare troppo chiasso: si pensa così a un calendario di iniziative territoriali, che si avvieranno l’11 maggio, e culmineranno in una manifestazione nazionale il 22 giugno, con gli italiani già tutti al mare. C’è, ovviamente, una lista di “desiderata”, ben sei, che spaziano dalla Cig al taglio dell’Imu, con l’annesso impegno di chiudere un accordo sulla rappresentanza con la Confindustria.

Intanto, a sinistra, si mobilita il fronte della Fiom, che proprio ieri, da Bologna, lanciava in grande stile la manifestazione del 18 maggio a Roma: quella sì – almeno nelle intenzioni di Maurizio Landini – più definitamente di opposizione. Ancora più a sinistra – piuttosto isolato nella Cgil, spalleggiato però dai Cobas – si muove Giorgio Cremaschi: ieri, ai direttivi unitari di Cgil, Cisl e Uil riuniti a Roma, il leader della Rete 28 aprile ha provato a salire sul palco per contestare il documento siglato dai tre parlamentini sindacali, ma alla fine ha rimediato diversi spintoni ed è stato “gentilmente” accompagnato all’uscita dal servizio d’ordine. «Ho chiesto di poter intervenire – racconta – visto che ero l’unico membro dei tre direttivi a dissentire, ma non mi hanno dato la parola. Avrei detto che l’accordo che si vuole siglare con le imprese non dà vera rappresentanza ai lavoratori, nega la democrazia e inibisce il diritto di sciopero». Cremaschi ha solo potuto urlare qualche frase di contestazione all’indirizzo dei tre segretari Camusso, Bonanni e Angeletti, ma dopo l’intervento del servizio d’ordine tutto si è ricomposto.

Ed ecco le sei richieste di Cgil, Cisl e Uil al governo Letta (da notare che i tre direttivi non si riunivano dal 2008). 1) Imu: «Esonerare solo i possessori di un’unica abitazione, con un tetto riferito al valore dell’immobile». 2) Rifinanziare la Cig in deroga; completare l’effettiva salvaguardia degli esodati. 3) Ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle imprese che «faranno assunzioni nel prossimo biennio, destinando automaticamente a tale scopo le risorse derivanti da un’efficace lotta all’evasione fiscale». 4) L’evasione fiscale deve essere un «reato di cui va sancita la natura penale». 5) Rilanciare politiche anticicliche prevedendo ad esempio la possibilità per i Comuni che hanno risorse di fare investimenti e di avviare i cantieri già deliberati, fuori dal patto di stabilità. In questa direzione il provvedimento per il pagamento dei crediti alle imprese da parte dell’amministrazione pubblica è «un primo segnale positivo». Definire una politica industriale che rilanci le produzioni, valorizzando le imprese che investono in innovazione e ricerca e che salvaguardano l’occupazione e le competenze. 6) Definire uno strumento di contrasto alla povertà e il finanziamento della non autosufficienza. Prorogare i contratti precari della Pubblica amministrazione e della scuola in scadenza.