Sono 11.268 i docenti che il ministero della Pubblica Istruzione intende assumere quest’anno nella scuola: 1.274 posti andranno alla scuola dell’infanzia, 2.161 alla primaria, 2.919 alla secondaria di primo grado, 3.136 alla secondaria di secondo grado, 1.648 posti al sostegno. Le nomine dovranno essere suddivise al 50% tra le graduatorie ad esaurimento e il «concorsone» in base alla disponibilità per provincia e classe di concorso. Nei prossimi giorni, i provveditorati completeranno le operazioni di immissione in ruolo. 3500 saranno i posti riservati al personale Ata. L’annuncio è stato fatto ieri dal ministro Maria Chiara Carrozza e la conferma è giunta da un incontro con i sindacati nel pomeriggio. La «situazione è sotto controllo», ha detto. Gli studenti che torneranno in classe a partire dal 10 settembre dovrebbero trovare i professori dietro la cattedra. Così come dovrebbero trovare anche i presidi, reduci da un concorso famoso per i ricorsi di ogni tipo.

A non credere che la vita della scuola scorrerà quest’anno come un fiume tranquillo è il segretario Flc-Cgil Domenico Pantaleo che in una nota ha definito quella di Carrozza come una «scelta minimalista, inaccettabile da parte di un governo che sbandiera il superamento della precarietà come priorità del suo agire». Le 15 mila assunzioni non basteranno a coprire gli oltre 30 mila posti vacanti tra docenti e personale Ata di cui quest’anno la scuola avrebbe bisogno. Per colmare la differenza si ricorrerà al precariato.

Il sindacato scuola della Cgil chiede al ministro un percorso definito per la stabilizzazione di oltre 100 mila precari. Una richiesta che esula dalle possibilità del ministro e del suo governo che anche quest’anno dovrà affrontare una selva di ricorsi. Quelli del Codacons per gli insegnanti abilitati con il «tirocinio formativo attivo». Ferma è l’opposizione di Carrozza che contribuisce a chiarire uno dei tanti equivoci creati dal suo predecessore Profumo: «L’abilitazione – ha detto – non equivale al concorso, il concorso è il passo successivo, ora il reclutamento per legge funziona così».

In altre parole, chi si è abilitato nell’ultimo anno non potrà essere inserito nelle graduatorie ad esaurimento, l’unica possibilità per lavorare nella scuola. Sono 12 mila le persone che hanno speso 2500 euro, vinto un concorso, fatto un tirocinio e si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Ma il Codacons non demorde e minaccia di sommergere di ricorsi il Miur contro una decisione che definisce «discriminatoria». Anche l’Anief, il sindacato della scuola di Marcello Pacifico, non demorde e si è rivolto al Tar del Lazio contro le norme che vietano l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento, già previsto per i docenti abilitati presso le Ssis, ma non per chi ha un «Tfa» o per i 70 mila che parteciperanno ai Pas. Per questo ricorso c’è tempo fino al 29 agosto.

«Purtroppo al Miur – ha risposto Carrozza – siamo abituati a ricevere ricorsi per ogni provvedimento e vorrei che qualcosa cambiasse. Serve un salto di qualità, bisogna semplificare le regole rendendole meno attaccabili e più eque». Sarà anche così, ma è un fatto che il caos sull’immissione in ruolo è stato prodotto dal ministero, non dai precari che fanno ricorso. Nel frattempo i Cobas organizzano un presidio il 23 agosto a Montecitorio in occasione del Cdm che dovrebbe risolvere il rebus dei 9 mila docenti «quota 96» (stima Inps) e il problema del sostegno. Altri frutti del caos prodotto dalla bulimia normativa ministeriale e dalla riforma Fornero delle pensioni.