«A un chilometro e mezzo circa a ovest di Cascais, proprio sulla costa atlantica, c’è una località rocciosa di grande bellezza chiamata La bocca dell’Inferno (Boca do Inferno), un luogo sempre meraviglioso, ma che diventa sublime e perfino sinistro nei giorni di tempesta. Non è raccomandabile avvicinarsi troppo al ciglio del cerchio nero. Naturalmente è stato teatro di molti suicidi».
Fernando Pessoa, famoso uomo di lettere ed esoterista portoghese, così descrive il luogo-simbolo della nostra storia, capace di legare, attraverso il filo rosso dell’occultismo, personaggi come Mick Jagger, frontman dei Rolling Stones, ad Hanni Larissa Jaeger, il cui cognome altro non è che l’omofono tedesco, sua patria di origine, di quello del noto rocker. Due «vite parallele», come direbbe Plutarco, convergenti e divergenti al tempo stesso, accomunate da una simpathy for the devil che, però, come vedremo, ha concesso una lunga e creativa vita al primo, e una brevissima quanto intensa e tormentata all’altra. E allora, cosa unisce e cosa invece divide Mick e Hanni di fronte alla Bocca dell’Inferno?
LA BREVE VITA
DELLA DAMA SCARLATTA
Hanni Larissa Jaeger (1910-1933) la conosciamo soprattutto perché, a soli diciannove anni, diventa l’amante di uno dei personaggi più discussi a cavallo tra il XIX e il XX secolo: Aleister Crowley, colui che si firmava, tra le altre cose, con il nome di La Grande Bestia 666. Torneremo su questo, ma ora ci interessa la figura di Hanni, giovane artista dalla doppia cittadinanza tedesca e americana, essendo nata da una famiglia tedesca che si era trasferita, quando lei aveva quattordici anni, in California.
Crowley la incontra a Berlino nel 1929 dove Hanni sta organizzando una mostra, ancora studentessa, presso la locale Accademia d’arte. È in città solo da qualche mese e la differenza di età, lui ha già cinquantacinque anni, non impedisce ai due di stabilire una relazione amorosa. Le cronache dell’epoca concordano nel dire che Hanni fosse una ragazza di grande fascino e bellezza, come si evince dalla rare foto in circolazione, ma anche estremamente instabile caratterialmente, evenienza che forse la porterà al suicidio per overdose di morfina, a soli ventidue anni, in una stanza dell’Hotel Alhambra di Palma di Maiorca. E fu probabilmente il suo fascino tormentato che irretì lo scrittore di questa vicenda: Fernando Pessoa. Si sa che il portoghese non ha avuto una vita amorosa significativa, anzi, diremmo piuttosto scialba se si eccettua la relazione, peraltro breve e triste, con Ophelia Quiroz nel già allora lontano 1920, incluso un pallido ritorno di fiamma nel 1929, proprio l’anno in cui tra Crowley e Pessoa inizia lo scambio epistolare che porterà, l’anno dopo, all’incontro dei tre. Pare dunque che il lusitano fosse così impressionato dalla giovanissima amante dell’oramai maturo occultista, da dedicarle una poesia, Dà la sorpresa di essere, pervasa di una forte carica erotica. Ne citiamo i versi iniziali per dare l’idea: «Dà la sorpresa di essere/È alta, di un biondo scuro./Fa bene anche solo pensar di/vederne il corpo maturo…».
Il ruolo di Hanni, in questa genealogia immaginale che parte da lei per arrivare al fondatore delle Pietre Rotolanti, che ben ne conosceva la storia, è certamente legato al nome mistico che le aveva dato Crowley: la Dama Scarlatta. Ed è proprio in questa veste che la giovane artista appare nella vicenda del falso suicidio del suo amante alla Bocca dell’inferno, nel settembre del 1930.
ORDINI INIZIATICI
Il 2 settembre 1930 dunque, Crowley e Pessoa si incontrano per la prima volta de visu a Lisbona. Era oramai più di un anno che corrispondevano epistolarmente e non si erano mai conosciuti di persona. Lo scambio nasce da alcune osservazioni di Fernando sul cielo natale di Aleister, che aveva potuto studiare leggendone la biografia. Le sue puntualizzazioni sulle efemeridi, e i conseguenti trigoni e cuspidi che gli sembravano così più coerenti con il profilo dell’inglese, ne attirò l’attenzione. Da questo nacque l’idea dell’incontro, anche con il fine di pubblicare qualcosa insieme per la casa editrice The Mandrake Press, che allora deteneva i diritti dei libri di Crowley e che avrebbe potuto così espandersi in Portogallo. Pessoa era un noto studioso di esoterismo, basti leggere il suo famoso libretto Pagine esoteriche, o la perorazione in favore della Libera Muratoria oppressa dal nascente regime falangista di Salazar pubblicata sul Diario de Lisboa nel 1935. I regimi totalitari non amano il libero pensiero e la battaglia intellettuale e politica che allora combatté Pessoa rimane di grande attualità anche nel mondo contemporaneo. Detto questo, il dibattito sulle reali appartenenze iniziatiche dello scrittore lusitano è ancora in corso, dato che ad un certo punto della sua autobiografia, così egli stesso si definisce; ne riportiamo qui si seguito un estratto: Posizione religiosa: Cristiano gnostico e pertanto interamente opposto a tutte le chiese organizzate, e soprattutto alla chiesa di Roma. Fedele, per motivi che saranno impliciti più avanti, alla Tradizione Segreta del Cristianesimo, che ha relazioni intime con la Tradizione Segreta di Israele (la Santa Kabbalah) e con l’essenza occulta della Massoneria. Posizione iniziatica: Iniziato, per comunicazione diretta del Maestro al Discepolo, nei tre gradi minori dello (apparentemente estinto) Ordine Templare del Portogallo. Altro si deduce da quanto è detto sopra. Riassunto di queste ultime considerazioni: avere sempre nella memoria il martire Jacques de Molay, gran Maestro dell’Ordine dei Templari, e combattere sempre e dappertutto i suoi tre assassini: l’Ignoranza, il Fanatismo e la Tirannia.
Come si vede da queste brevi, ma dense righe, l’appartenenza di Pessoa ad un Ordine iniziatico (i Templari) viene chiaramente esplicitata per introdurre così anche il dubbio sulla sua solo apparente estinzione. Ed è a questo punto che entra in gioco Crowley che, tra i vari Ordini più o meno occulti, o pseudo tali, da lui fondati, avrebbe riconosciuto e «accettato» Pessoa come iniziato.
Qui vanno dunque brevemente riportate le supposte ascendenze iniziatiche di Crowley, che partono dalla sua appartenenza all’Hermetic Order of the Golden Dawn, l’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata, fondato intorno al 1886 da William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddell MacGregor Mathers, tutti in origine massoni e membri della Societas Rosicruciana in Anglia. Incardinata sulla tradizione della Kabbalah, ispirata al recupero della Tradizione Occidentale e allo studio delle pratiche teurgiche, l’Alba Dorata come simbolo del risveglio spirituale e dell’illuminazione alla consapevolezza, l’Ordine ebbe alla fine del XIX secolo un grande prestigio, soprattutto per la caratura culturale di alcuni dei suoi, presunti, adepti, come il poeta William Butler Yeats e forse Sir Arthur Conan Doyle, certamente massone e spiritista, e Bram Stoker l’autore di Dracula, che ne determinarono l’influenza su tutto l’occultismo occidentale del secolo successivo.
Crowley entra nell’Ordine quando i contrasti tra fazioni interne si sono già manifestati, come spesso accade quando si egotizza la Tradizione e dunque non si rispettano più le gerarchie rituali. Ed è esattamente il caso di Crowley che salta a piè pari diversi gradi dell’Ordine poiché, a suo dire, riceve al Cairo nel 1904 direttamente da una entità superiore chiamata Aiwass, la rivelazione delle verità ultime, condensate nell’ambigua formula: «Fa ciò che vuoi sarà tutta la Legge. Amore è la Legge. Amore sotto la volontà». A questo punto, sconcertando gli adepti più rigorosi, tra i quali Yeats che lo ingiuria pubblicamente a più riprese, non solo si nomina Ipsissimus, massimo grado iniziatico dell’Ordine ma, ovviamente, ne fonda uno tutto suo chiamato Thelema (in greco antico volontà). Questo diverrà con gli anni la base dei suoi discussi e discutibili riti nella sede dell’Abbazia di Thelema a Cefalù dove, intorno agli anni Venti, passano diverse personalità del mondo artistico dell’epoca. Di questo periodo si sono interessati scrittori e saggisti del calibro di Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo che nel suo racconto Nottetempo casa per casa, ambientato proprio a Cefalù, descrizione di una antica maledizione licantropica, farà dell’esperienza dell’Abbazia il ricettacolo dell’abominio, per cui i personaggi più corrotti di quel microcosmo siciliano verranno risucchiati nel cono oscuro della setta. Espulso dall’Italia dal nascente regime fascista dopo soli tre anni di permanenza, la vita di Crowley sarà un chiaroscuro continuo, tra deliri mistici e debitori che lo rincorreranno sino alla morte, nel 1947. Personaggio dalle molte valenze, fu anche poeta, saggista, scrittore, pittore e naturalmente occultista. Uomo certo non neutro, i giudizi su di lui sono quasi sempre estremi, basti pensare al fosco ritratto che ne traccia Somerset Maugham nel suo romanzo Il mago del 1908 o, al contrario, il fascino esercitato sul nostro Pessoa come traspare dalla pagine del suo romanzo giallo La Bocca dell’Inferno.
LA GRANDE BEFFA
Eccoci allora tornati in Portogallo. Qui viene architettata una vera e propria beffa che doveva avere lo scopo di attirare l’attenzione sui due personaggi oramai al tramonto della loro fama: Crowley e Pessoa appunto. In sintesi viene inscenato, con l’aiuto determinante di Hanni, il finto suicidio di Crowley alla Bocca dell’Inferno. Tutto inizia con la sua scomparsa e un biglietto enigmatico, indirizzato ad Hanni, con la scritta: «Non posso vivere senza di te. L‘altra ’Boca do inferno’ mi prenderà, ma non sarà bollente come la tua». La firma è quella di Tu Li Hu, un saggio cinese del quale Crowley diceva di essere la reincarnazione. Intorno a queste brevi frasi, che ne coronano la scomparsa, Pessoa scriverà un romanzo giallo, La Bocca dell’Inferno, mantenendo per qualche settimana, con l’aiuto di Hanni alla cui «bocca» si riferisce evidentemente la frase lasciata sul bigliettino infilato tra le rocce, l’inganno mediatico. Il tutto, infatti, sarebbe partito dalla rottura della relazione tra i due amanti, platealmente recitata da Crowley e la Jaeger sulla spiaggia antistante l’oceano: dopo questa delusione d’amore la Grande Bestia 666 avrebbe deciso di suicidarsi. Dopo poco tempo però sarà chiara la beffa e svelata la partenza di Crowley per la Germania, dove infine lo raggiungerà Hanni. Qui incontrerà Aldous Huxley, uno dei vati della futura beat generation, che sarà introdotto all’uso della mescalina proprio da lui. Sono gli anni della Repubblica di Weimar, già il nazismo avanza, ma questa è un’altra storia, mentre per i particolari della finta inchiesta rimandiamo al libro di Pessoa.
DA JAEGER A JAGGER
Con Huxley si apre dunque l’influenza che sugli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ha avuto la figura di Crowley. Ma il suo epigono forse più noto, data la cerchia di musicisti rock che ha lavorato con lui, è certamente Kenneth Anger, nato Kenneth Wilbur Anglemyer (Santa Monica, 3 febbraio 1927), sceneggiatore, regista e scrittore d’avanguardia, conosciuto per il suo cinema underground e sperimentale. Il primo film, Fireworks, viene girato nel 1947 e attira l’attenzione di Jean Cocteau che lo invita a Parigi. Già in questa pellicola, senza dialoghi, girata in 16 mm., vediamo chiare allusioni visive all’occultismo e all’esoterismo. Dal 1950 al 1960 Anger vive e lavora quasi esclusivamente a Parigi, e per un breve periodo in Egitto e a Roma. Nel ‘54 torna negli Stati Uniti dove gira uno dei suoi film più noti, Inauguration of the Pleasure Dome, ispirato appunto ai rituali di Aleister Crowley, di cui si dichiara adepto e profeta. È solo la prima delle pellicole dedicate esplicitamente al suo Maestro dell’occulto. E infatti, nel 1955, gira un documentario sulle rovine dell’Abbazia di Thelema a Cefalù, andato perduto.
Tornato definitivamente negli Stati Uniti, nel ‘67 comincia le riprese del suo film più famoso, Lucifer Rising, caratterizzato da una lavorazione lunga oltre un decennio e da varie vicissitudini, inclusa una polemica con Jimmy Page chitarrista dei Led Zeppelin, per la colonna sonora. Per interpretare il ruolo di Lucifero – protettore dei cineasti, così lo definisce Anger – sceglie un giovanissimo musicista sconosciuto, Bobby Beausoleil che, come spesso accade alle menti deboli e senza una vera disciplina iniziatica, è convinto che il lato oscuro possa finalmente portare alla Luce; risultato: finirà con l’aggregarsi alla oscurissima e assassina Family di Charles Manson.
Ma il cerchio che abbiamo aperto con Hanni Jaeger si chiude con Mick Jagger nel 1969, quando Anger utilizzò gli scarti del girato di Lucifer Rising per montare Invocation of My Demon Brother, un cortometraggio di 11 minuti con musiche composte dallo stesso Jagger al moog, dove Beausoleil appare brevemente assieme al fondatore della Chiesa di Satana californiana Anton LaVey, a Keith Richards e Anita Pallenberg allora sua compagna. Ripreso il progetto nel 1970, il regista cercò invano di far interpretare Lucifero a Jagger stesso, che nel frattempo aveva introdotto alle dottrine crowleiane assieme a Marianne Faithfull che nel film interpreta il ruolo di Lilith. Ecco, allora, spiegata quella Simpathy for the devil che tanto ha contraddistinto i Rolling Stones sino ad anni recenti, quando l’età e forse anche una certa saggezza, hanno fatto abiurare l’influsso «satanico» che Aleister Crowley ha avuto su di loro. E infine, ma non certo per importanza, basta guardare la celeberrima copertina di Sgt. Pepper, il celeberrimo album del 1967 dei Beatles, per accorgersi che lo spettro del vecchio occultista agitava anche le fantasie dei Fab Four, ma questa storia la racconteremo un’altra volta.