La carriera luminosa e poi la rapida discesa funestata da problemi con la giustizia e di salute non è stata solo materia per giornali scandalistici e articoli di cronaca, ma è diventata anche lo spunto per Simone Cristicchi, il cantautore romano, per scrivere una canzone dedicata all’artista scomparsa ieri mattina, Laura, e che inserito nel suo più recente disco di inediti, Album di famiglia, lanciato in occasione della sua partecipazione a Sanremo nel 2013.

Laura era proprio il brano che in un primo momento Cristicchi voleva portare sul palco dell’Ariston: «Volevo portare Laura a Sanremo ma poteva essere troppo forte come storia – spiegava in quelle giornate – avrebbe fatto scalpore e le avrebbe fatto del male. Lei vive isolata dal mondo e questa è una violenza che non merita».

Una vicenda umana che lo aveva incuriosito: «Una donna, peraltro scagionata da una sentenza che le ha levato di dosso le accuse, che ha patito mille sofferenze per colpa della morale comune che ci mette un secondo a metterti in croce. Per anni ha vissuto in una villa di Cerveteri, oggi in svendita, che ho visitato poiché si trova accanto a un sito archeologico. Chi mi accompagnava mi ha raccontato la storia di Laura». Il testo nasce poco dopo: «Ora i muri della villa/sono targhe alla memoria/ora che scorrono i titoli di coda/cammini libera e ti perdi fra la gente». E prosegue poi: «Ma mi batte forte il cuore/se ripenso alla bellezza/che fermava gli orologi/congelava ogni secondo che davanti alla tua grazia si inchinava tutto il mondo (…) Le tue curve così dolci/date in pasto alla gente/il tuo corpo da vendere/al migliore offerente/circondata da fantasmi/e da miseri pidocchi/eri carne da pellicola/da masticare con gli occhi». Un testo che l’attrice aveva apprezzato.

Negli ultimi anni Cristicchi ha frequentato Laura Antonelli, come rivela in un’intervista telefonica rilasciata al sito online Fanpage.it: «Aveva un carattere particolare, amava la solitudine, in qualche modo se l’era già plasmata sulla sua pelle da sola. Non era comunque sola, era seguita da assistenti sociali. Io stesso ho cercato in tutti i modi di starle vicino, di accudirla come potevo. Le sue conoscenze da diva degli anni settanta erano sparite. Lei somigliava a una santa che si era spogliata completamente di tutto, passava i suoi giorni a pregare ascoltando Radio Maria, viveva senza tv, in un universo parallelo che soli pochi intimi potevano frequentare. Mi sembrava un alieno, distaccato dalla realtà, e questo me la rendeva particolarmente affascinante».