Fa freddo, tira un ventaccio e minaccia pioggia da un momento all’altro. La location – sotto l’arco di Costantino – è suggestiva ma lo spazio è limitato. C’è lo sciopero degli autobus e il sindaco ha già avuto modo di dire che nonostante sia stato regolarmente indetto «sono veramente indignato» perché «ha paralizzato la città» e insomma ci vuole un bel giro di vite. Eppure Gianni Alemanno non va in cerca di scuse. Le masse non sono accorse a ascoltare il comizio finale del ri-candidato del centrodestra, nonostante la presenza di Silvio Berlusconi, ma il sindaco uscente preferisce assicurare ai gruppetti di militanti molto molto di destra arrivati al Colosseo anche su un paio di pullman coi faccioni dei candidati che siamo «cinque volte di più che a San Giovanni» e anzi, «tutte le altre piazze insieme non fanno questa».
Non è vero, ma «Aledanno», come da tempo lo ha ribattezzato Dagospia, deve pur tirarsi su. E deve ancora riprendersi perché «nel 2008 è accaduto l’incredibile, quello che non doveva accadere, un sindaco di centrodestra» alla guida di Roma. Se lo dice da solo e già è qualcosa. E se questi cinque anni sono stati duri, è perché «non ci aspettavamo quello che abbiamo trovato», il centrosinistra ha lasciato un «disastro finanziario» e ha bloccato tante iniziative utili e di fatto ha pure impedito di tappare le buche.
Meno male che in soccorso sono arrivati gli amici. Il sindaco introduce i candidati ai municipi e arriva Alfredo Milioni, quello che per mangiarsi un panino non fece in tempo a presentare la lista del Pdl alle regionali del 2010. Sale sul palco per dire che con Alemanno «abbiamo litigato tante volte». Se non altro conclude con un «facciamo pace».
Ospiti d’onore, prima di Berlusconi, il candidato vicesindaco, l’ex capogruppo dell’Udc alla regione Luciano Ciocchetti, Francesco Storace e Giorgia Meloni. Motivi per non votare Ignazio Marino secondo Ciocchetti: «Vuole i matrimoni gay e l’eutanasia». Motivi per non votare Marino secondo Storace: gli stessi di Ciocchetti (il candidato del centrosinistra vuole pure «confondere il padre con la madre») e perché è un «somarino». Motivi per non votarlo secondo Meloni: non è romano, e per fare il sindaco bisogna «aver sentito l’odore acre del Tevere, aver camminato mano nella mano su Ponte Milvio, essersi sdraiati sul pratone del Circo Massimo», magari quando la primavera finalmente arriva. Nel mezzo, oltre alle nuove formule magiche – «spuntare gli artigli al mostro Equitalia» e abolire l’Imu sulla prima casa – un repertorio da brivido contro gli immigrati e i Rom. Tolleranza zero.
Meno male che Silvio c’è, viene quasi da dire a questo punto. Tra gli striscioni dei candidati al consiglio e ai municipi, santini che girano da una mano all’altra, cartelli del genere «a Marino solo le fraschette» (si parla delle osterie dei Castelli romani), il leader del Pdl fa il suo arrivo al suono dell’inno del partito e in mezzo a fumogeni tricolori che lo avvolgono e che rischiano di mandare a casa anzitempo lo scarso pubblico (molti invece ricorrono ai fazzoletti per proteggersi naso e occhi).
Si dice che il Cavaliere sia sempre più fuori di sé per le tegole giudiziarie che continuano a piovergli sulla testa. E forse Alemanno avrebbe preferito che un po’ di quella rabbia fosse venuta fuori ieri sera. E invece niente, Berlusconi si lancia in un’ode al governo «epocale» delle larghe intese. La piazza è spiazzata e fa fatica a seguirlo. L’ex premier la incalza con domande retoriche tipo «siete pronti a votare per Alemanno?», «Siete pronti a difendere il vostro voto nei seggi contro i brogli che tanto ci sono costati in passato?» e «sìiii», certo. Ma già non è più la campagna elettorale di Gianni e non sono più le elezioni comunali, semmai è la sua, di campagna, perché bisogna sempre tenersi pronti per le politiche: il Cavaliere promette un decreto shock con dentro tutte le proposte del Pdl, si lancia sulle riforme istituzionali, insiste sull’Imu. Un passaggio rapido su Marino solo per ricordare che non è romano, ma soprattutto un affondo su Grillo e i grillini, «burattini manovrati via internet da un capo comico sconclusionato». E la campagna elettorale di Alemanno si conclude. Sulle note di «Meno male che Silvio c’è».