Silvia Prodi, ingegnera nucleare, «nipote del professore e consigliera regionale dell’Emilia Romagna, ala sinistra del centrosinistra, per il 26 gennaio ha promosso la lista «Emilia Romagna Coraggiosa», alla quale ha aderito anche Giovanni Alleva, giuslavorista e anche lui consigliere regionale, eletto con la lista L’Altra Emilia Romagna, lista che a sua volta – però – si presenterà da sola.

«Coraggiosa» è la lista della sinistra «adulta» che fa fronte contro Salvini?

Direi adulta e vaccinata. È il tentativo di tenere insieme tante culture diverse. Frutto di una grande consapevolezza.

L’Emilia Romagna è il terreno di battaglia nazionale fra maggioranza di governo e Salvini.

Siamo esposti alla contesa. Siamo battuti dai quattro venti.

È un vantaggio per la campagna elettorale, o no?

Dal mio punto di vista è un grosso svantaggio perché alla fine tutti i contenuti reali del nostro programma finiscono in secondo piano. Lo scontro epocale fra Salvini e il governo non lascia spazio alle cose della regione. La qualità dell’offerta politica è peggiore, il territorio non ci guadagna.

Intanto i 5 stelle annunciano di non votare per il candidato Bonaccini.

E mi dispiace. Sinceramente credo che nella coalizione sarebbero essenziali. Con loro, su alcuni contenuti, si può fare una mossa a tenaglia sul Pd. Del resto è quello che abbiamo fatto in questi anni. E anche in questi giorni, sul bilancio: abbiamo firmato insieme alcune misure contro la plastica. Insieme possiamo condizionare il Pd a sinistra. I consiglieri M5S lo sanno, prendere una decisione a prescindere sarebbe una strumentalizzazione.

Senza i voti di M5S Bonaccini e il centrosinistra sono a rischio?

Ognuno crede ai suoi dati. Oggettivamente vincere diventa più difficile. Da Roma arrivano forzature, lì manca la visione regionale.

Secondo lei gli elettori 5 stelle potrebbero scegliere comunque di fare un voto per far perdere Salvini?

Una parte del loro elettorato viene da un mondo che non ha niente a che spartire con Salvini, e che infatti ha votato 5 stelle per rifiuto delle politiche della sinistra emiliana, ma venendo da quel mondo. Questa parte fa fatica ad andare dall’altra parte.

Il candidato Bonaccini ha una presa su questi?

Bonaccini ha in piedi diversi tavoli, ha diversi livelli di discussione. Noi ne siamo una parte e cercheremo di contare. Ci ha riconosciuto un ruolo, speriamo che nella prossima legislatura ci siano margini di miglioramento. Il dialogo è aperto. Non è facile.

Ma lei fa appello ai 5 stelle?

Io a loro faccio appelli tutti i giorni. Non voglio metterli in imbarazzo ma i miei colleghi sanno che abbiamo lavorato bene insieme. Spero che le dinamiche nazionali non strumentalizzino l’occasione dell’Emilia Romagna, un’occasione tutta basata sui contenuti del programma.

Eppure i parlamentari grillini eletti in regione spingevano per correre autonomamente.

Ma c’è un fraintendimento. L’idea che circolava era quella di presentarsi, ma non era chiaro se in coalizione o no. In regione, con tutti i distinguo del caso, abbiamo fatto un percorso costruttivo. Quelli che non hanno il polso di questo pensano di giocare la partita in un modo che rischia di mandare tutto allo sfascio. Un flipper che non si sa dove porta.

Come sceglierete i candidati di Emilia Romagna Coraggiosa?

Ora lavoriamo al programma. Poi arriveranno i nomi: spero nell’associazionismo, ci vuole radicalità ed entusiasmo.

E poi ci sono le sardine.

Una vicenda che mi fa piacere, se c’è qualcosa di spontaneo e anarchico non posso che esserne felice.

Lei viene dal civismo. Ha conosciuto questi ragazzi?

No, e volutamente sto alla larga da loro perché non voglio sembrare quel tipo a di politica “piaciona” che corre a farsi vedere. Fra loro c’è di tutto: post Pd, pre Pd, non Pd, associazioni. In piazza vanno veramente tutti, e questo fa impressione. È un movimento spontaneo. A me piace molto, ma so che non bisogna sperare né pretendere nulla da loro. Siamo consapevoli che il rigetto per la politica è forte, e provare ad avvicinarli rischia di rovinare tutto. Il nostro compito è immaginare delle risposte. Io ci metterò la mia radicalità.

Salvini si è trasferito in regione a caccia di voti. A lei piacerebbe che i leader della sinistra nazionali facessero altrettanto?

Solo a patto che parlassero esclusivamente delle proposte della regione.