Ormai è sempre più caos dentro il M5S. Nicola Biondo, capo della comunicazione alla Camera, ha lasciato l’incarico nei giorni scorsi in disaccordo con la decisione di affiancargli Ilaria Loquenzi come responsabile dello staff. Ufficialmente è in ferie da una decina di giorni, ma non è previsto un suo rientro. A Biondo non sarebbe stato perdonato il dossier messo a punto per spiegare il flop elettorale subìto dal M5S alle elezioni europee, tanto che gli altri componenti della comunicazione sarebbero già stati avvertiti che dovranno confrontarsi con un nuovo responsabile dell’ufficio.

Tutto avviene una quindicina di giorni fa quando, dopo l’ultima visita di Grillo alla Camera, in un incontro con i direttivo Biondo ha chiesto di chiarire chi, tra lui e la Loquenzi, fosse il responsabile dell’ufficio. La risposta, arrivata tre giorni dopo, sarebbe stata lapidaria: «O lavorate assieme, oppure lasci l’incarico». E così è stato. Per chi conosce Biondo la decisione di andare via sarebbe perfettamente coerente con il suo stile.

A sorprendere, semmai, è come Ilaria Loquenzi avrebbe conquistato le simpatie degli altri membri dello staff. Ex assistente della senatrice Paola Taverna, il suo arrivo alla Camera era stato visto come una sorta di commissariamento di Biondo e per questo mal digerito dagli altri componenti l’ufficio che avrebbero minacciato le dimissioni in massa. In poche settimane, però, Loquenzi avrebbe conquistato i colleghi, che oggi non esitano a descriverla come una persona estremamente disponibile.

Di certo c’è che l’uscita di Biondo è l’ultimo segno del disordine che regna tra i parlamentari pentastellati dopo l’altalena dialogo si-dialogo no con il Pd sulle riforme e la messa in discussione del ruolo di comando assunto dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Che ieri, contrariamente a quanto detto e poi smentito da Grillo, è tornato a sottolineare l’importanza di un dialogo con il Pd. «Non è finito e attendiamo la risposta definitiva», ha detto in un’intervista al «Mattino» nella quale ha smentito anche l’esistenza di investiture particolare nei suoi confronti. Per poi ribadire come, una volta finita la partita sulla riforme, sia sua intenzione tornare ad occuparsi solo della vicepresidenza della Camera.

Riforma e dialogo con il Pd a parte, chi non cambia è invece Beppe Grillo che ieri è tornato ad attaccare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, un trio che ha accusato di essere peggio di Mussolini: «Lui la dittatura la fece senza nascondersi dietro al parola riforme – ha scritto sul suo blog – e la legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia dell’Italicum di Renzie e del noto pregiudicato».

 

Rettifica del 26 luglio 2014

Il gruppo parlamentare M5S alla Camera precisa quanto segue:

Nicola Biondo è ancora a tutti gli effetti dipendente del Gruppo con la qualifica di caporedattore. La sua assenza è dovuta a un periodo di ferie.