Due manifestazioni di sabato a Roma sono troppe. Nella città del Giubileo, presidiata da un esercito, una manifestazione contro la guerra nel quartiere Esquilino e un’altra contro la privatizzazione degli asili nido comunali prevista dal Commissario Tronca (e stabilita da una delibera del defenestrato ex sindaco Marino) comportano troppi rischi. Meglio vietarne una, quella delle maestre precarie al capo opposto della città, in zona Collatino-Prenestino. La gestione commissariale della Capitale è pronta a tutto, ma non a sostenere un impegno così gravoso.

La protesta delle maestre precarie, da mesi in lotta per la stabilizzazione e contro il progetto di privatizzazione contenuto nel documento unico di programmazione (Dup) 2016–2018, era stata indetta dal sindacato di base Usb nella mattinata di sabato in via Covelli, sede di uno degli asili nido in predicato di passare nelle mani dei privati. La Questura di Roma ha respinto la richiesta, sostenendo che nella stessa giornata è già prevista un’altra manifestazione, quella contro la guerra organizzata non al mattino, ma al pomeriggio, all’Esquilino. Usb denuncia il «diktat» che grava su Roma contro la libertà di manifestare. La regola seguita dalla Questura e dalla Prefettura riguarda il centro storico della città dove si può manifestare solo dal lunedì al venerdì. «Adesso scopriamo che hanno deciso di estendere i loro criteri arbitrari all’intero territorio cittadino e a tutti i giorni della settimana – denuncia Guido Lutrario della federazione romana del sindacato – la gestione commissariale di Roma sta cercando di soffocare le voci di protesta».

Al centro delle polemiche c’è il documento unico di programmazione, un testo di centinaia di pagine che prospetta un futuro difficile per Roma. Nel 2016 si annuncia la privatizzazione di 17 asili nidi. Tra il 2017 e il 2018 ne dovrebbero seguire molte altre tra i 206 nidi dove lavorano circa 6 mila insegnanti e educatrici in maggioranza precarie. Tra due anni non tutti i 13 mila bambini potranno usufruire dei servizi che la città mette a disposizione. Dovranno rivolgersi ai privati che a Roma gestiscono 221 strutture private che ospitano 7 mila bambini. Nel frattempo aumenteranno le rette degli asili. Per i prossimi anni si prevede un aumento in media di 200 euro in più a famiglia all’anno. È la conseguenza di un altro atto della giunta Marino nel 2014, la “rimodulazione delle tariffe per i servizi”, varata tra le proteste delle famiglie. A Roma c’è la sensazione che si voglia rinchiudere il futuro in precise coordinate di austerità ed eccezione, indipendentemente da chi vincerà le elezioni.

Dopo le proteste, Tronca ha cercato di mettere una toppa. «Al momento nessuna decisione è presa» ha detto. Ma nel frattempo ha acceso la miccia. Le proteste continueranno. «La difesa del servizio scolastico-educativo – sostiene Lutrario – si basa su ragioni analoghe a quelle dei lavoratori dei trasporti o delle persone sotto sfratto, o delle associazioni che vengono sgomberate».