Non certo frequenti le registrazioni di un Cage come questo. Four4 per sole percussioni è un brano di 72 minuti giusti pensato dall’autore per lo spazio possibile di un cd, all’epoca della scrittura (1991) un supporto in pieno lancio sul mercato. Di questa durata una metà circa è occupata da silenzi. La versione che ne dà l’Empty Words Percussion Ensemble (Sergio Armaroli, Maurizio Ben Omar, Andrea Dulbecco, Elio Marchesini) probabilmente farà discutere. È di sicuro il Cage più coloristico, più naturalistico, più contrastato, meno ascetico che si conosca. Perlomeno se ci si limita ai Number Pieces che impegnarono il compositore negli ultimi anni della sua vita, dal 1987 al 1992. In genere caratterizzati, appunto, da un rigore estremo, da una rarefazione estrema. Forse, appunto, da qualche tentazione di ascetismo.C’è una pianificazione temporale, diciamo così. Ogni performer ha di volta in volta un tempo delimitato, o fisso o flessibile, ma misurato, da riempire di suoni di cui non è indicata l’altezza e nemmeno la dinamica.

Forse l’intensità sì. Ed è su questa possibilità di scelta – ridotta sul piano temporale, ampia sul piano della cassetta degli attrezzi sonori – che le diverse interpretazioni assumono il loro carattere. Quello dell’Empty Words Percussion Ensemble è la varietà, persino un certo eclettismo, la sorprendente «cantabilità». Già all’inizio ascoltiamo molto colore. Scrosci d’acqua, tamburi sul grave estremo, lastre metalliche melodiose, gong cupi misteriosi. Ci si chiede: musica ad effetto? Certo, un po’ sì. Questa musica di un Cage che è quasi ascetico in quasi tutti gli altri Number Pieces potrebbe essere un soundtrack.

E così abbiamo una nuova smentita del proclamato (da Cage) odio per l’espressione. Come volete chiamare, qui, questa alternanza di silenzi e di suggestioni? Sui silenzi occorre riflettere, chiedendosi prima di tutto se la loro durata è imposta dall’autore o è a piacere dei performer. Sono, i silenzi, dentro un quadro di musica che risulta spesso agitata e ansiosa di comunicatività, la parte solo meditativa, solo intima dell’ascolto oppure sono da mettere in relazione con tutti gli accadimenti, sonori e non sonori, del mondo, come Cage ha sempre richiesto? Ecco il compito dell’ascoltatore di Four4.

Al minuto 18 circa dopo un lunghissimo silenzio accade uno scoppio fragoroso su timpani e grancasse. E poco dopo una sventagliata di lastre di metallo, operata con lo spirito che potrebbe essere di un Berlioz, mettiamo, il mago, l’acrobata dei timbri orchestrali. Intorno al minuto 33 c’è un breve episodio di metalli in glissando e in dialogo vivace, quasi «parlante». Si direbbe una voglia di teatralità. Poi un silenzio di 5-6 minuti. Caro Cage. L’amore. La sorpresa.