Sarà per il salvataggio, pur assai tardivo, del nazionalizzato Monte dei Paschi, o del secolare rispetto delle tradizioni che si respira nella città del Palio. Certo comunque a Siena il Pd ha tremato ma non è caduto, centrando l’obiettivo di eleggere l’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, l’ex viceministro Riccardo Nencini, e la senese Susanna Cenni. Confermandosi il primo partito sia nel capoluogo che nella popolosa provincia.

Un’occhiata ai voti cittadini fa capire comunque che la partita per il Palazzo Pubblico, sede del Comune, resta aperta: il 38,3% del centrosinistra (con il Pd al 31,4%) non mette al riparo dalla rimonta di una destra salita al 31,5%, all’interno della quale la Lega (14,8%) non è così egemonica rispetto a Fi e anche a Fdi. Dal canto suo il M5S, fra litigi interni e la discussa candidatura di Leonardo Franci, già tesserato leghista, non ha sfondato, e con il suo 19,5% resta poco più che un outsider nella corsa per le elezioni comunali di giugno.

Nell’ottica di una coalizione di centrosinistra allargata a Leu (4,4%), in questi giorni il Pd senese si sta interrogando se riconfermare per un secondo mandato il sindaco uscente Bruno Valentini, peraltro già attivissimo nella sua personale campagna elettorale, oppure affidarsi a un candidato civico, come vorrebbero i vertici (renziani) del partito locale.

Resta così in piedi l’ipotesi delle primarie, da tempo chieste dallo stesso Valentini e sostanzialmente accettate dalle minoranze interne, a partire dagli orlandiani. Per certo il tempo a disposizione per promuovere il confronto interno, sia all’interno del Pd che allargandolo alla coalizione di centrosinistra, è rimasto poco. E questo diventa un ulteriore viatico alla ricandidatura del primo cittadino uscente. Un Valentini che per giunta non nasconde, nel caso di una sua bocciatura senza il passaggio dalle primarie, di presentarsi comunque ai nastri di partenza della corsa elettorale.

Dal canto suo la destra sembra avviarsi a una candidatura congiunta, e in questa ottica circola da mesi il nome dell’avvocato Luigi De Mossi, che pure è un civico ma è appoggiato apertamente da Forza Italia, partner in questo caso non minoritario della coalizione. La decisione finale sarà comunque presa al tavolo regionale di Fi, Lega e Fdi, che stanno pensando di risolvere il problema dividendosi le responsabilità delle candidature a Massa, Pisa, e appunto Siena, secondo i rispettivi punti di forza locali nei tre capoluoghi.

Infine, e soprattutto dalle parti di Piazza del Campo il dato non è trascurabile, ci sono da considerare le liste civiche e l’apporto che possono dare, o non dare, ai candidati scelti dalle forze politiche ufficiali. In vista di un prevedibile ballottaggio, anche questo fattore riveste un’importanza non marginale. Anzi potrebbe essere decisivo, all’interno di una competizione che a Siena è rimasta sostanzialmente bipolare. Ennesima particolarità di una città tradizionalmente refrattaria al cosiddetto nuovismo.