Nell’ultima settimana di Giochi, a parte gli exploit dei grandi nomi (Bolt su tutti), spiccano soprattutto alcuni episodi in cui si è sfiorato il caso diplomatico.

Del salto con l’asta si è già scritto molto, con il pubblico di casa che ha fischiato le prove del francese Renaud Lavillenie che contendeva la vittoria al brasiliano Thiago Braz Silva, alla fine oro con 6,03. Polemiche sedate in fretta e furia, anche con l’intervento del «dio dell’asta», Sergei Bubka.

Di altro tenore la storia che coinvolge tre atleti Usa. Gli ultimi sviluppi sono addirittura un boomerang, rispetto all’iniziale rapina in taxi con armi spianate. Tutto comincia con l’uscita dei tre da «Casa Francia», una delle tante sedi sparse per Rio dove i comitati olimpici nazionali organizzano eventi e spettacoli. I nuotatori Gunnar Bentz e Jack Conger e Ryan Lochte hanno denunciato di essere stati aggrediti. La polizia di Rio ha avuto subito molti dubbi. Anche perché i protagonisti hanno cercato subito di imbarcarsi per Houston con un volo diretto da Rio. La polizia li ha però fermati. E li accusa di falsa testimonianza e di un reato che è simile al nostro «procurato allarme».

La questione è molto delicata, perché se c’è un aspetto a cui tengono i carioca, è far vedere al mondo che non c’è pericolo a girare per Rio sotto controllo. Certo, come dice uno dei responsabili della polizia locale, «ogni città del mondo ha le sue insidie e come dappertutto bisogna anche evitare certi luoghi e certi quartieri». Si dà il caso che Casa Francia sia in una delle zone più sicure della città. Appare strano essere aggrediti nel quartiere di Lagoa.

La polizia, che era andata a cercare gli atleti Usa anche nel Villaggio olimpico per sentire la loro versione dei fatti, non trovandoli ha diramato un mandato. Due, appena giunti in aeroporto, sono stati fermati. Ryan Lochte, invece, è riuscito a rientrare negli Usa.

Ma ora spunta un video che confermerebbe le perplessità della polizia brasiliana. Ci sarebbe una rissa con la security di un distributore di benzina, citato da Ryan Lochte alla base della controversa nottata, culminata nella rapina. Dal video del distributore si vedrebbe uno degli atleti Usa innescare la rissa, dopo aver danneggiato la porta del bagno. Del resto, la ricostruzione dei fatti fornita dai protagonisti alla polizia era fin dall’inizio contraddittoria, con versioni in contrasto una con l’altra.
Comunque, con il passare dei giorni si sono cominciati a vedere sempre più atleti in giro per la città. Fa indubbiamente piacere ai locali, visto che è l’unico modo di avere finalmente un contatto con una manifestazione che sentono lontana, alla luce del distacco che volutamente si è voluto creare fra i Giochi e la gente di Rio.

Finite le gare, c’è chi ha approfittato per fare un giro. E bisogna dire che – a parte le classiche richieste di foto, ad atleti per lo più poco noti – nessuno è infastidito. Anzi molti atleti (compresi i big come Bolt) non perdono occasione per decantare le bellezze di Rio. Dopo tutto, l’unico vero caso di cronaca in cui si erano sentiti coinvolti gli organizzatori riguardava il super appassionato argentino che è arrivato fino a Rio in mountain bike, poi «scomparsa». Partito da Cordoba, ha percorso 3.500 chilometri. Insegnante di educazione fisica, aveva già pedalato nello stesso modo in occasione della Coppa del Mondo di calcio.

Il “caso” è accaduto a Leme, altro esclusivo quartiere della città. Dove si trova l’Arena del beach volley: Copacabana, in pratica. Così l’episodio ha fatto parlare e i media si sono fiondati sul pittoresco personaggio. Il capo della polizia ha assicurato che la sua Mtb sarà recuperata e che potrà così continuare il viaggio.

Ma la questione sicurezza era e rimane l’assillo più grande. E occorre dire che da questo punto di vista i Giochi sono andati piuttosto bene. Chi si aspettava l’inferno arrivando a Rio, rimane per fortuna deluso soprattutto perché i luoghi dove davvero si consuma la violenza sono talmente distanti dalle Olimpiadi che ci si può non accorgere di nulla.

Alla Marè si continua a sparare ogni giorno, eppure i riflettori dei media non arrivano: così sembra sempre che tutto prosegua liscio. Le morti quotidiane di neri nelle favela non è nell’agenda del giorno, quindi per tutti i Giochi 2016 di Rio stanno andando benissimo. Per questo il caso dei nuotatori Usa ha tanto indispettito le autorità locali.

Sempre in tema di allarmismi che hanno preceduto la cerimonia di apertura, dopo aver vinto l’oro della gara di golf il britannico Justin Rose si è detto deluso del forfait di tanti avversari. Ha dichiarato: «Quest’allarme della Zika ha indotto molti miei colleghi a non venire, ma sarebbe bastato informarsi un po’. Qui è inverno e non c’è neppure l’ombra di zanzare».

Le polemiche o presunte tali avranno sempre meno spazio, con l’avvicinarsi del vero appuntamento che tutti qui aspettano: la rivincita con la Germania nella finalissima di calcio.
In Brasile, è questo che conta più di tutto…

 

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