Una scatola di tonno, un sacco di spazzatura, una valigia abbandonata, una busta della spesa, uno zaino «sospetto». E poi: visioni di «un uomo apparentemente imbottito di esplosivo» e di un altro «con un fucile in braccio». E ancora: un messaggio virale su WhatsApp che gioca con l’horror e il paranoico e getta nel panico numerose famiglie.

Di nuovo una giornata di falsi allarmi, di metropolitane fermate, di stazioni evacuate, di aree di servizio autostradali temporaneamente chiuse, di squadre antiterrorismo a setacciare ospedali (il San Giovanni a Roma, dove un medico avrebbe visto entrare l’uomo col fucile, e la Mangiagalli di Milano per il fantasma del kamikaze) e consolati (Usa, a Milano).

Fortunatamente, al momento, l’Italia alle prese con «il terrorismo ai tempi dell’Isis», come lo ha chiamato il questore di Roma Nicolò D’Angelo presentando il nuovo piano organizzativo della sicurezza valido per tutto l’anno del Giubileo che si aprirà l’8 dicembre prossimo, è soprattutto questo.

Ma costringe il premier Renzi, dopo un colloquio telefonico con Barack Obama per assicurare al presidente Usa che «l’Italia farà la sua parte» nella coalizione di guerra contro l’Is (d’altronde nel decreto missioni appena approvato è stato rafforzato il contingente italiano in Iraq e in Afghanistan), a registrare un messaggio vocale per invitare la popolazione a non credere alle «bufale che girano», «a non farvi fregare da questo clima che qualcuno vorrebbe creare» e a non cadere «nella trappola di chi vorrebbe chiuderci a chiave in casa e di lasciarci vivere nella paura, senza uscire, senza fare la nostra vita normale».

Il presidente del consiglio si riferisce soprattutto al finto messaggio vocale, dilagato su WApp, di una donna a sua figlia che lancia l’allarme di imminenti attacchi a Roma, e sul quale la procura ha aperto un’indagine ipotizzando il reato di procurato allarme. «Stare attenti è una cosa, è giusto – aggiunge Renzi – non bisogna sottovalutare niente ma contemporaneamente anche non lasciare all’isteria il compito di non dominare la nostra vita. Nessuno ci porterà via la nostra esistenza quotidiana, l’Italia e gli italiani sono molto più forti della paura».

La psicosi infatti è il vero obiettivo dei terroristi di Daesh. Per questo anche il titolare del Viminale Angelino Alfano, da Bruxelles dove ieri ha partecipato al vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue, ribatte all’allarme lanciato dal premier francese Manuel Valls sul «rischio attentati batteriologici» annunciando di aver predisposto «dispositivi di protezione del nostro Paese anche nei confronti di minacce batteriologiche, chimiche, le cosiddette Nbcr», ma sottolinea «che neanche su questo c’è un indizio concreto. Un conto è predisporre le misure per l’emergenza ed un altro è sapere che c’è un rischio attuale ed immediato».

Intanto a Roma da lunedì prossimo entrerà in funzione il nuovo piano straordinario predisposto dal questore e dal prefetto Gabrielli che impegnerà «oltre 2 mila uomini» sulle strade della Capitale, con pattuglie anche in borghese sugli autobus e sui mezzi pubblici. «Abbiamo potenziato il sistema di comunicazioni della sala operativa e altre dotazioni tecnologiche. Non abbiamo e non ci servono né carri armati Leopard né missili Patriot – afferma il questore D’Angelo – non ci servono. Abbiamo i Nocs, i Gis».

Cosa preveda esattamente il corposo faldone da 200 pagine messo a punto per l’Anno della Misericordia è top secret. Ma le autorità spiegano che saranno predisposti controlli elettronici per accedere nei principali luoghi considerati a rischio: San Pietro, la Sinagoga, il ghetto ebraico e lo stadio Olimpico, in particolare, ma anche il Colosseo e altri siti monumentali. Vigilanza più serrata anche nei teatri, nelle sale concerto e perfino nei quartieri della movida notturna, da Trastevere a Ponte Milvio, da San Lorenzo al Pigneto, dove non si escludono attività di perquisizione «qualora fosse necessario».

Potenziata anche la videosorveglianza (84 telecamere nella zona di Fiumicino e 27 in più negli edifici pubblici) e messo su un «sistema radar per intercettare i droni» essendo il cielo di Roma diventato no-fly zone, il controllo del territorio dell’area metropolitana sarà differenziato: «Sono state identificate tre aree importanti: da quella esterna a quella di massima sicurezza», spiega ancora il questore, in modo da «aumentare la percezione della nostra presenza». Soprattutto nelle periferie, che seppure, a detta del questore, non sono né «bidonville né le banlieue francesi», sono pur sempre territori fragili.

Ed è la «percezione», la parola chiave, su cui si gioca l’equilibrio tra sicurezza e paura. Per questo D’Angelo chiede anche ai giornalisti di entrare nel «gioco di squadra» per fermare la psicosi. E Gabrielli esorta: «Un accertamento in più e uno scoop in meno».