Nel giorno dell’ennesimo morto sul lavoro, davanti a Montecitorio i sindacati degli edili si sdraiano per terra inscenando ciò che succede quotidianamente nei cantieri della penisola. E, assieme ai vertici confederali, avvertono il governo sul decreto Semplificazioni: se non ci saranno modifiche su subapplati, il ritorno del massimo ribasso e appalti integrati sarà sciopero generale.

NELLA NOTTE FRA MARTEDÌ E IERI al porto di Salerno è morto Matteo Leone. L’operaio trentenne lavoratore della Compagnia Portuale, molto conosciuto in città, nel primo pomeriggio di martedì era stato investito al Molo 10 da una macchina operatrice, probabilmente un carrello. Durante la notte è spirato all’ospedale di Salerno: troppo gravi le lesioni riportate. Matteo Leone due anni fa aveva sconfitto la leucemia ma contro l’insicurezza sul lavoro non ha potuto fare niente.

I sindacati dalle due della scorsa notte hanno indetto uno sciopero di 24 ore per i lavoratori del porto di Salerno. «È inaccettabile – commentano – che un giovane possa morire mentre compie il proprio dovere, perché lavoro non deve significare morte. La strage di lavoratori non si ferma e le parole di condanna non servono a nulla, occorre fare qualcosa», denunciano Filt Cgil, Fit Cils e Uilt. Per questo i portuali di tutta Italia si sono fermati un’ora ne alle 12 con le sirene che hanno suonato a lutto.

Nel pomeriggio alle 16 invece davanti Montecitorio – ma anche in tante altre piazze: Palermo, Napoli, Ancona, Bergamo e Alessandria – i sindacati edili hanno manifestato al grido: «Fermate le stragi nei cantieri». Nella settimana di mobilitazione nazionale che i sindacati dedicano al tema della sicurezza sul lavoro, ieri era il giorno degli edili, in cima a tutte le classifiche di rischio.

«Le norme inserite nel decreto del governo riguardanti la liberalizzazione dei subappalti e il massimo ribasso – hanno detto chiaro e tondo i leader delle categorie di settore, Alessandro Genovesi per la Fillea Cgil, Vito Panzarella per la Feneal Uil e Franco Turri per la Filca Cisl – non ci lasciano alternative, contro il ritorno alla legge della giungla nei cantieri sarà mobilitazione generale. Questa giornata è dedicata all’emergenza delle morti sul lavoro, cresciute nei nostri settori del 70% nel bimestre gennaio-febbraio 2021 rispetto al 2020. Anche in questa occasione ribadiamo a gran voce le richieste contenute nella nostra piattaforma presentata al governo per il rilancio delle costruzioni nel segno della qualità del lavoro e dell’impresa».

QUANTO AL DECRETO Semplificazioni la posizione dei sindacati degli edili è molto precisa: se il governo ritirerà dal testo gare al massimo ribasso, deregolamentazione del subappalto e limiterà l’appalto integrato (progettazione ed esecuzione ad un unico committente) alle sole opere complesse, Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl sono disponibili ad aprire un tavolo con il governo sulla legge delega che entro l’anno dovrà rivedere il Codice degli appalti, come da impegno nel Pnrr che non prevedeva l’accelerazione dell’ultima settimana.
Al presidio anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «Siamo qui in piazza per dire basta morti sul lavoro – ha esordito – . Dovrebbe entrare nella testa di tutti che la liberalizzazione degli appalti e la logica del massimo ribasso sono quelle determinano un lavoro insicuro, che è quello che in alcuni casi provoca le morti sul lavoro».

LANDINI È TORNATO anche sul decreto Sostegni bis – pubblicato in Gazzetta Ufficiale martedì sera e in vigore da ieri – e sulla cancellazione della proroga al 28 agosto del blocco dei licenziamenti prevista inizialmente dal ministro Orlando e cancellata da Draghi dopo le pressioni di Confindustria.

«Non condividiamo la mediazione del governo perché dal primo luglio si può riniziare a licenziare – attacca Landini – . Per una parte del mondo del lavoro la data è il 31 ottobre e continuiamo a pensare che quello sia limite per tutti e che bisogna usare questi mesi prima di agosto per fare una riforma degli ammortizzatori sociali. Il governo convochi le parti sociali. Su questo tema non siamo per impedire alle aziende di riorganizzarsi, quello che diciamo e che è possibile farlo senza ricorrere ai licenziamenti». «Sta partendo una lettera in cui chiediamo a tutte le forze politiche in parlamento», spiega Landini, di trovare soluzioni. E avverte se sul blocco dei licenziamenti «la posizione non si cambia, valuteremo quale iniziative mettere in campo, non ne escludo neanche una. Non si può cambiare il paese contro e senza il mondo del lavoro».