Si allunga l’elenco dei deputati eletti all’Assemblea siciliana – che non s’è nemmeno insediata – nei guai con la giustizia. Luigi Genovese jr è solo l’ultimo di una scia che sembra inarrestabile di parlamentari inquisiti per reati di ogni tipo. Indagini sono aperte in mezza Sicilia. Da Palermo a Catania, da Messina a Siracusa.
A Messina i pm indagano per evasione fiscale su Cateno De Luca, eletto con l’Udc, finito ai domiciliari. Dopo la revoca dell’arresto, e l’assoluzione per altre vicende giudiziarie (16 i procedimenti aperti contro di lui e chiusi), De Luca ha pesantemente attaccato la magistratura. Un altro neo eletto (con 6.554 preferenze), Riccardo Savona di Fi, è indagato con la moglie per truffa e appropriazione indebita nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza operazioni di compravendite immobiliari fittizie. Lui parla di «montatura» e il suo legale, Giuseppe Di Stefano, smentisce che il suo assistito abbia ricevuto l’avviso di garanzia e si dice pronto comunque «a chiarire la sua posizione davanti agli inquirenti».

Non è indagato ma coinvolto in una inchiesta per peculato a Palermo Tony Rizzotto, l’ex dc eletto con la lista FdI-Noi con Salvini: il caso riguarda l’ente di formazione Isfordd, di cui è stato presidente e legale rappresentante fino allo scorso luglio, su cui i pm indagano da febbraio dopo la denuncia di alcuni dipendenti sulla sparizione di ingenti somme di denaro destinate a pagare il Tfr. L’inchiesta è nelle mani del sostituto Sergio Demontis, lo stesso magistrato che guida l’indagine su Edy Tamajo accusato di compravendita di voti (25 euro l’uno): alle regionali è risultato il più votato a Palermo nella lista di Sicilia futura, formazione che fa capo all’ex ministro Salvatore Cardinale e che ha sostenuto il candidato presidente del centrosinistra Fabrizio Micari.

Il voto di scambio fa capolino in un’inchiesta di Catania sul caso di Antonio Castro di Fi: in un servizio delle Iene una donna ha raccontato di avere ricevuto in campagna elettorale una promessa di 50 euro in cambio del voto per il candidato, che si difende parlando di informazione «aggressiva e scandalistica». Sempre a Catania un altro «mister preferenze», Luca Sammartino, eletto con oltre 32 mila voti nella lista del Pd, ha annunciato querele per un video diffuso dal M5S: il figlio di un’anziana interdetta, ricoverata in una casa di cura, ha denunciato che qualcuno ha fatto votare la madre nonostante né lui né suo fratello abbiano dato il consenso: la Procura ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti.

Rimane ai domiciliari Fabrizio Gaipa, primo dei non eletti nella lista M5S ad Agrigento: alcuni suoi dipendenti lo accusano di avere preteso la restituzione di parte del salario indicato in busta paga. Per corruzione è invece indagata Marianna Caronia, eletta Palermo con la lista di Fi: era tra i cosiddetti «impresentabili», in quanto coinvolta nei mesi scorsi nell’inchiesta sull’armatore della Liberty Lines Ettore Morace. Al. Mar.