L’aperitivo da Spinnato, il comizio al Politeama con i candidati «impresentabili» in prima fila, la promessa di cancellare le tasse – «sulla prima casa, sulle donazioni, sulle successioni e, abbiamo fatto i calcoli, possiamo togliere anche il bollo per la prima auto» – l’inno di Forza Italia, le anziane signore che si commuovono. Silvio Berlusconi torna a fare campagna elettorale a Palermo e sembra di fare un salto indietro nel tempo. «Sono più giovane di voi», fende la folla il Cavaliere. Si prende anche qualche contestazione – «vai in pensione» – ma sono molti di più gli applausi e le richieste di selfie. La sua maschera è immutabile. «Impresentabili nelle liste? E che problema c’è? Si vota con le preferenze, se non vi piacciono non li votate».

A sostegno di Nello Musumeci, ma con lo sguardo fisso alle prossime politiche nazionali, Berlusconi si sottopone a un faticoso viaggio in Sicilia. Oggi sarà a Catania, dove troverà il resto della compagnia di centrodestra. Giorgia Meloni ci sta passando l’autunno tra una raccolta firme contro lo ius soli e una foto opportunity con Musumeci. Salvini si è accaparrato il candidato – indicato come vincente dai sondaggi – per un comizio in piazza oggi alle 19. Berlusconi ha dovuto ripiegare sul più modesto convengo al coperto, un’ora prima. I programmi escludono la compresenza dei tre leader sullo stesso palco, ma Berlusconi è capace di improvvisare. In ogni caso Musumeci li riunirà a cena, per la degnazione di Salvini: «Domani ho sette incontri pubblici, se poi a sera vogliamo vederci per un piatto di pasta sono contento».

Ma il leghista non trascura la quotidiana querelle con l’anziano leader: «Siamo qui per Musumeci e non per ragionamenti politici nazionali, Berlusconi non parli di ministri». L’ex premier aveva invece garantito sulla solidità del centrodestra, grazie a un programma studiato nei «focus group» con gli astensionisti. Il menù per riportarli alle urne è quanto di più prevedibile: «Prima cosa fermare l’immigrazione, pensione minima a mille euro e pensione per le nostre mamme, via le imposte, cancellare sul serio Equitalia, riforma della giustizia». Su questo si sarebbe cementata l’intesa – «Meloni voleva più aiuti ai giovani e li abbiamo messi, Salvini l’uscita dall’Europa e si sta convincendo che è difficile» – e sul numero di ministri: 12 tecnici e 8 politici, tre a Forza Italia, tre alla Lega e due a Fratelli d’Italia.

Con Musumeci tallonato dal candidato grillino Cancelleri, naturale che Berlusconi trascuri del tutto la polemica con il Pd e se la prenda con i 5 Stelle. «I siciliani – dice strappando applausi al Politeama – non possono votare un movimento pauperista e giustizialista che fa scappare il ceto medio. Chi vota per i 5 Stelle è una persona che non ragiona, che non ha testa». Arriva immancabile la replica di grillini – «ha offeso 10 milioni di italiani», calcola Di Maio – ma il Cavaliere nel frattempo si è lanciato nel copia e incolla proprio dal programma grillino: «Basta con questo scempio dei cambi di gruppo in parlamento, noi vogliamo introdurre il vincolo di mandato».

Sfortuna – o sarà «giustizia a orologeria» – vuole che proprio ieri la seconda sezione della Corte di appello di Napoli depositi le motivazioni con le quali ad aprile Berlusconi è stato dichiarato prescritto per la compravendita di senatori. Si tratta dell’episodio che contribuì alla crisi del secondo governo Prodi e che in primo grado era costato al capo di Forza Italia una condanna a tre anni. Reato prescritto, ma accertato secondo la Corte di Napoli. Per la quale è «pacifico che Berlusconi abbia agito, direttamente o attraverso Valter Lavitola, con assoluta coscienza di corrompere un senatore della Repubblica (Sergio De Gregorio, ndr) compensando la condotta del pubblico ufficiale contraria ai suoi doveri di parlamentare con l’ingente somma di tre milioni di euro». Corruttore per convincere un senatore eletto con il centrosinistra a cambiare schieramento, e sostenitore del vincolo di mandato per i parlamentari è un po’ troppo. Anche per un Berlusconi ringiovanito dal salto nel tempo a Palermo.