I cambiamenti climatici colpiscono anche l’Iran, soggetto a siccità nelle regioni meridionali e ad alluvioni in altre aree, dove le piogge torrenziali si riversano sulla terra arsa dal sole. Nei giorni scorsi sono almeno quattro i morti per alluvioni e due i dispersi. Un’altra persona è stata uccisa da un fulmine. E venerdì sera un trentenne è stato colpito da un proiettile a Shadegan nella regione sud-occidentale del Khuzestan durante una manifestazione contro la carenza d’acqua. I responsabili sono stati identificati, alcuni sono stati arrestati, agli altri la polizia dà la caccia.

A diffondere la notizia è l’agenzia di stampa Irna, che precisa come la morte del giovane sia da imputare a «opportunisti e rivoltosi». Il governo ha mandato una delegazione per risolvere la questione.

A PROTESTARE SONO anche gli abitanti di altre città e della stessa Teheran perché la siccità ha un impatto sulla creazione di energia idroelettrica: come le scorse estati, vi sono blackout in varie parti del paese, una situazione esacerbata dalle scarse piogge degli ultimi mesi. Nel Sud la siccità persistente causa tensioni da fine marzo. Le precipitazioni sono diminuite del 52% rispetto all’anno precedente, l’acqua arriva ormai solo dalle dighe e dai bacini idrici.

I dimostranti chiedono alle autorità di fermare un progetto che prevede il trasferimento delle acque del fiume Karun ad altre regioni. Protestano per la carenza di acqua, ma anche per i frequenti blackout di energia elettrica, per le molteplici ondate di Covid-19, per chiedere salari più alti e migliori condizioni di lavoro nelle industrie petrolifere.

Il Khuzestan è la regione più ricca di petrolio, al confine con l’Iraq. Le proteste sono cominciate giovedì sera a Hamidiyeh, Bostan, Shadegan, Shush, Danial e Bandar Mahshahr.

DIMOSTRANTI PER STRADA, le vie bloccate da pneumatici dati alle fiamme, polizia in assetto anti sommossa. Nei video, gli audio sono in arabo perché qui, nella regione iraniana del Khuzestan, vive quel 2% di iraniani di etnia araba che si sente marginalizzato nella Repubblica islamica, dove a dominare sono gli sciiti. Questa regione è ricca di petrolio, ma l’oro nero viene gestito dalle autorità di Teheran. Per questo motivo, i separatisti sono spesso in agitazione. A sobillare i rivoltosi sono Israele e le monarchie arabe sunnite del Golfo. Oltreché in Khuzestan, finanziano i separatisti anche in Kurdistan e nel Sistan-Balucistan: sono le zone di confine, dove lo scontento è maggiore.

GLI IRANIANI danno spesso la colpa all’Arabia Saudita se il Khuzestan, un tempo fertile, si è trasformata in una landa deserta. Era successo in occasione dell’invasione di cavallette provenienti dalla penisola araba che avevano distrutto i raccolti di barbabietole e pistacchi. L’invasione risale al 21 aprile 2019, con il paese in crisi dopo l’alluvione che aveva colpito tre quarti delle province, mettendo in difficoltà dieci milioni di persone, di cui due milioni in modo grave.

IN QUELLE SETTIMANE le autorità avevano puntato il dito anche contro gli Emirati perché da gennaio il loro Centro nazionale di meteorologia aveva messo in atto una novantina di missioni di semina delle nuvole con fiocchi di sale, un metodo che serve a far piovere tantissimo: negli Emirati c’erano stati allegamenti e persino grandine. L’effetto della semina delle nuvole si era sentito anche in Iran: era stata la causa delle gravi alluvioni del 2019, a causa dei corridoi che avevano trasportato le nuvole cariche di acqua verso l’altopiano iranico.