Porta la data di ieri, 14 settembre, la prima uscita pubblica delle Guardiane della Terra, animatrici della omonima campagna nazionale lanciata con una colorata iniziativa di fronte a uno dei tanti consultori familiari a rischio chiusura della Capitale.

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Promossa da oltre cinquanta realtà associative, comitati territoriali e società scientifiche, la campagna ha l’obiettivo di denunciare all’opinione pubblica la colpevole esclusione della contaminazione ambientale dalle sbandieratissime campagne ministeriali a difesa della salute femminile.

Dal Manifesto per la Salute delle Donne all’ormai famoso Fertility Day, entrambi promossi dal Ministero della Salute, la mancanza di una profonda riflessione sulle cause della maggiore incidenza di tumori e altre patologie sulle donne e sui bambini più che di un’omissione colposa ha il sapore di una scelta specifica: quella – imperdonabile – di girarsi dall’altra parte.

Perché la letteratura scientifica che ormai oltre ogni ragionevole dubbio collega l’esposizione a contaminanti a danni permanenti alla salute umana, con particolare impatto sulla salute riproduttiva, è vasta e consolidata.

Uno su tutti il dato di Taranto, tra le città più inquinate d’Europa: lì l’incidenza di tumori al collo dell’utero – tra le principali cause di infertilità – è l’ 80% superiore rispetto alla media di riferimento. Di pochi mesi fa (fonte Eurostat) è invece un altro dato allarmante: in una decade, tra il 2004 e il 2013, la speranza di vita in salute è diminuita nel nostro paese di dieci anni per le donne contro i sette degli uomini.

Tra i promotori spiccano i comitati attivi in alcune delle zone più contaminate del paese: le donne della Terra dei Fuochi, di Gela e Taranto, di Mantova e Brescia, di Colleferro e Venafro, di Civitavecchia e Niscemi. Assieme a decine di associazioni, tra cui A Sud, Isde – Medici per l’Ambiente, Medicina Democratica, Giuristi Democratici, Aidos, Cospe, Casa Internazionale delle Donne e molte altre. Tutte assieme a ribadire che migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua e del cibo, riducendo l’esposizione a veleni come metalli pesanti, diossina, pcb, particolato ultrafine è l’unica misura adeguata per evitare di condannare all’inefficacia ogni politica di salute pubblica.

Il paradosso è che da un lato, denuncia la campagna, cresce l’attenzione della popolazione e delle comunità locali – a partire da quelle coinvolte – sui determinanti ambientali della salute. Mentre, dall’altro, le politiche governative vanno in direzione opposta e bonifiche e tutela ambientale sono fanalino di coda nella lista delle priorità di governo.

La campagna chiede alle istituzioni preposte di prendere atto di questo dramma silenzioso e di agire di conseguenza. Senza ipocrisie. A partire dalla chiusura delle fonti contaminanti, dall’avvio di concreti processi di bonifica, dalla previsione di spazi di partecipazione e controllo popolare nella gestione dei territori e delle risorse.

Nei mesi a venire saranno diverse le iniziative promosse dalla Campagna: incontri istituzionali, mobilitazioni, azioni di denuncia.

Il prossimo appuntamento, giovedì 22 settembre. In occasione del Fertility Day indetto dal ministero, le Guardiane della Terra saranno in piazza assieme a molte altre realtà attive su altre tematiche, dalla lotta alla precarietà alle politiche di genere per una grande azione di massa: il Fertility Fake. Lo slogan scelto è #Siamoinattesa, perché ognuno di noi è in attesa. Non di figli, ma di reddito, bonifiche, asili nido, welfare, equità di genere.