Picchiato fino a perdere i sensi venerdì mentre era in manette nella caserma della Guardia di finanza di Gianturco e processato per direttissima ieri al tribunale di Napoli. Maniane Niane, il 47enne senegalese finito in una retata contro la contraffazione al mercato della Maddalena, pur non avendo merce contraffatta con sé, ha denunciato i sui aggressori ma la denuncia rischia di restare lettera morta visto che la giustizia potrebbe espellerlo. Dieci giorni di prognosi, contusioni multiple e la testa spaccata, venerdì è stato dimesso dall’ospedale Loreto Mare, dove era stato portato dopo aver passato quasi un’ora a terra privo di sensi. Riportato in caserma, ha trascorso la notte in manette. “Dopo l’udienza di convalida – ha spiegato l’avvocato Liana Nesta – è stato rimesso in libertà dal giudice. Al momento è ancora molto sofferente e sta tornando in ospedale per ulteriori accertamenti, lo teniamo sotto osservazione per possibili complicazioni visto i traumi subiti”.

In udienza Maniane ha riconoscendo i suoi aggressori, altri cittadini senegalesi presenti in caserma sono pronti a testimoniare. Ma secondo il comandante Giuseppe Santonastaso il viso tumefatto, i graffi e i lividi su tutto il corpo sono frutto di atti “di autolesionismo”, l’imputazione di resistenza e lesione un atto dovuto perché avrebbe morso un finanziere durante la retata. Maniane però racconta un’altra storia: “Ero ammanettato in caserma, mi tenevano un braccio sul collo, soffocavo. Per liberarmi ho morso”. Non è l’unica cosa che non torna. Era fuori un bar al momento del blitz, lavora per un italiano che ha uno stand con regolare licenza eppure i finanzieri hanno messo a verbale che tutta la merce sequestrata a ventisei persone era esclusivamente in suo possesso, pur non facendo neppure l’ambulante.

Domani ha un invito a comparire per regolarizzare la sua posizione amministrativa, il giudice ieri ha dato il nullaosta per l’espulsione ma Maniane ha fatto domanda per la sanatoria di emersione dal lavoro nero. “Faccio appello a che ci sia la sensibilità istituzionale per permettergli di restare in Italia a tutelare la sua posizione. Colui che è vittima e testimone di potenziali abusi e lesioni private non finisca invece per essere allontanato e la sua voce azzittita con una deportazione” conclude Liana Nesta.

Ieri mattina un corteo di cittadini senegalesi si è messo in marcia verso il presidio di piazza Trieste e Trento dove disoccupati, precari del progetto Bros, cittadini e studenti contestavano l’arrivo di Matteo Renzi nel vicino Palazzo Reale di Napoli. I senegalesi però sono stati bloccati dalla celere in assetto antisommossa, forse rovinavano la scenografia per telecamere e fotocamere dei reporter. Così hanno urlato “Siamo tutti autolesionisti!” in un sit in nella vicina Galleria Uberto.

Ieri è stata anche diffusa la notizia cha a maggio nel commissariato di Monza un marocchino è stato immobilizzato a terra, pancia in giù, polsi bloccati dalle manette dietro la schiena, tenuto fermo da due agenti. Uno controllava che non si muovesse e un altro gli lega le caviglie con una cinghia. Così lunedì i senatori Luigi Manconi e Peppe De Cristofaro presenteranno un’interrogazione parlamentare su entrambi i fatti: “Tutto questo – scrivono – deve indurre a una riflessione da parte del governo e in particolare da parte dei ministeri da cui dipendono le forze di polizia sui criteri con cui le stesse vengono formate e addestrate. Sembra potersi dire che si rivela con drammatica frequenza un deficit di preparazione e di consapevolezza dei diritti dei cittadini”.