Provate a immaginare 33.800 bottigliette di plastica tutte insieme. Tante, vero? Eppure basta un minuto per farle arrivare nel Mar Mediterraneo. Insieme a tanti altri oggetti costituiscono le 570 mila tonnellate di plastica che disperdiamo ogni anno nel Mare Nostrum. Ogni giorno, su ogni chilometro di costa, si accumulano oltre 5 kg di plastica che poi finiscono in mare. Il nostro Paese è, al tempo stesso, vittima e carnefice: da un lato, avendo la maggiore estensione costiera, subisce l’impatto dell’inquinamento, dall’altro vi contribuisce essendo il primo produttore di manufatti di plastica della regione e il secondo di rifiuti plastici. Stesso discorso per il turismo: il flusso turistico incrementa del 30% la produzione di rifiuti nei mesi estivi, ma spiagge e mare sporchi allontanano i turisti. E l’effetto negativo della plastica in natura colpisce tutta la blue economy: turismo, pesca, commercio marittimo… Una possibile soluzione la stiamo già mettendo in pratica: la plastica che disperdiamo è così tanta che finiamo per mangiarcela! Ne ingeriamo fino a 2.000 minuscoli frammenti a settimana, circa 5 grammi, come una carta di credito. Una pandemia da microplastiche denunciata nel recente studio No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People, commissionato dal WWF e condotto dall’Università di Newcastle in Australia. La maggior parte delle particelle sono sotto i 5 millimetri e viene assunta con l’acqua che beviamo, sia dalla bottiglia che dal rubinetto. Ma ne facciamo «scorpacciate» anche quando mangiamo frutti di mare, quando insaporiamo le pietanze con il sale o ci beviamo una birra.

Il nuovo report WWF Fermiamo l’inquinamento da plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare mette in luce i principali fallimenti legati ad un sistema di gestione della plastica inefficiente, costoso e inquinante. Le imprese dell’area del Mediterraneo immettono sul mercato 38 milioni di tonnellate di manufatti in plastica ogni anno, ma non coprono tutti i costi di gestione dei rifiuti eccessivi che generano. I governi nazionali e le realtà locali gestiscono solo una parte dei rifiuti prodotti. Quelli che sfuggono alla raccolta finiscono in discariche abusive o in natura, con l’alta probabilità di riversarsi poi nei fiumi o nei mari. Una bella responsabilità, infatti, l’abbiamo anche noi cittadini/consumatori. Più della metà dei prodotti in plastica viene buttata entro meno di un anno dalla sua produzione. Continuiamo a comprare oggetti inutili. Certo, una nuova direttiva vieterà gli oggetti di plastica monouso dal 2021, l’Italia vorrebbe varare una normativa che anticipi la direttiva, tanti comuni stanno adottando delibere plastic-free… Qualcosa si muove, ma se ci facciamo una passeggiata dopo una mareggiata ritroveremo tanti oggetti estremamente familiari…