Acque agitate in casa Agesci, l’associazione degli scout cattolici italiani. E visto l’oggetto del contendere, la metafora è quanto mai appropriata.
I presidenti Agesci Marilina Laforgia e Matteo Spanò – quest’ultimo grande amico e in passato collaboratore di Matteo Renzi, ex scout – stipulano un accordo di collaborazione con la Marina militare per organizzare insieme progetti di educazione ambientale rivolti ai giovani. Una parte del mondo scout contesta l’iniziativa e chiede di ridiscutere la decisione: assurdo pensare di educare alla pace – uno dei principi fondamentali dell’Agesci – insieme ad una Forza armata «impegnata in azioni di guerra», si legge in una lettera ai presidenti che in pochi giorni raccoglie circa 700 firme, metà delle quali di capi scout. Ma Laforgia e Spanò rivendicano la scelta: è sbagliato «dividere il mondo fra buoni e cattivi» – replicano in un’altra lettera diffusa ieri dall’agenzia di informazioni Adista – e in ogni caso la Marina militare non è cattiva, perché è una Forza armata di pace, che non fa la guerra, anzi soccorre i migranti nel Mediterraneo. Quindi, la conclusione, l’accordo non si discute, tireremo dritto.

La firma del protocollo risale allo scorso 20 febbraio, quando i presidenti Agesci e il Capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, stringono un accordo per promuovere insieme visite guidate alle unità navali e alle strutture logistiche della Marina, conferenze, dibattiti ed eventi culturali attinenti al mare, manifestazioni a carattere sportivo, temporanei imbarchi e uscite in mare, corsi di carteggio, primo soccorso, cultura e arte marinaresca, meteorologia, astronomia, nautica, canottaggio e vela.
Evidente l’interesse per la Marina militare (fra l’altro anche il ministro della Difesa Pinotti è un ex scout), che potrà avvicinare e presentare le proprie attività a migliaia di adolescenti e giovani. Da parte sua l’Agesci potrà contare su un partner importante, ma si farà inevitabilmente copromotore delle attività delle Forze armate, che con il dna pacifista degli scout hanno poco a che fare. E infatti la base protesta: come si può pensare di «formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza», come prevede il Patto associativo (la «costituzione» dell’Agesci), insieme alle Forze armate? Lo stesso Baden Powell, fondatore degli scout, scriveva sulla differenza tra educazione scout e militare: «L’addestramento e la disciplina militare sono esattamente l’opposto di quello che insegniamo nel movimento scout. Essi tendono a produrre macchine invece di individui, a sostituire una vernice di obbedienza alla forza del carattere».

L’accordo va collocato nelle recenti vicende Agesci. A luglio la decisione di uscire dalla Tavola della pace – in polemica con la gestione di Flavio Lotti, giudicata personalistica – e di non partecipare alla marcia per la pace Perugia-Assisi, dove gli scout sono stati sempre in prima fila, fin dalla prima marcia del 1961 promossa da Aldo Capitini. Ad agosto l’invito a Renzi alla Route, il raduno nazionale dei giovani scout a San Rossore, con il rischio di un nuovo collateralismo con il «giglio magico» del premier. Ed ora l’accordo con la Marina, che fa temere sia la perdita di autonomia sia un affievolimento dell’impegno sui temi della pace e del disarmo. «Pace e non violenza restano i principi cardini dell’associazione», spiegano i presidenti, che però confermano l’accordo. Il dibatto nell’Agesci prosegue, il consenso alla lettera dei 700 si allarga e la riunione del Consiglio generale di maggio si preannuncia accesa.