Un grosso passo avanti nelle relazioni economiche e politiche tra i paesi del Sud. Il gruppo dei Brics – formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica -, ha formalizzato a Fortaleza (nella parte nordorientale del Brasile), i due principali obiettivi previsti dal VI vertice: la creazione di una Banca per lo sviluppo e quella di un fondo di riserva per i paesi membri in crisi valutaria. La prima sarà operativa nel 2016 e avrà la sua sede a Shangai. Il secondo partirà con un fondo di 100.000 milioni di dollari (72 milioni di euro), a cui i paesi membri hanno contribuito in proporzione: 41 miliardi di dollari la Cina, 18 tutti gli altri, tranne il Sudafrica che ne ha versati 5. Progetti tesi «all’inclusione e allo sviluppo sostenibile», in base al tema del vertice e rivolto sia ai paesi emergenti che a quelli in via di sviluppo. Un ulteriore obiettivo è quello di rafforzare il controllo sulle proprie fonti di energia e sulle materie prime. Durante il vertice, i Brics hanno firmato accordi anche sulla questione della sicurezza e della lotta al narcotraffico.

Secondo la dichiarazione di Fortaleza, sottoscritta dai cinque paesi emergenti, l’obiettivo è quello di convertire i Brics e i loro partner in una «importante forza di cambiamento» rispetto alle strutture di governo delle istituzioni multilaterali, il cui sistema decisionale ha consentito il predominio degli Stati uniti e di alcune nazioni europee. Una forza capace di «generare una crescita globale più inclusiva e di disegnare un mondo più stabile, pacifico e prospero».

Per le loro dimensioni, per il peso delle loro economie e per l’influenza che esercitano nelle loro regioni e sempre di più nel mondo, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica «non possono restare a fuori dalle grandi decisioni internazionali», ha detto la presidente brasiliana Dilma Rousseff. Tuttavia, ha aggiunto, «il nostro attivismo non deve essere confuso con l’esercizio di un potere egemonico o con un desiderio di dominio. E neanche dev’essere inteso come un’opzione strategica contraria agli interessi di altri paesi. La forza del nostro progetto sta nel suo potenziale positivo di trasformazione del sistema internazionale, che vogliamo più giusto e ugualitario». E prima, ai giornalisti che le chiedevano se i Brics fossero contro il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, Rousseff ha risposto: «Non siamo contro nessuno, ma a favore di noi stessi».

Un «noi» non facile da configurare, nel quadro degli specifici interessi dei paesi emergenti: che hanno comunque iniziato trovando una mediazione tra le richieste dell’India (che avrebbe voluto ospitare la sede della Banca per lo sviluppo, ma ha perso con la Cina) e quelle del Brasile, a cui sarebbe dovuta toccare la prima presidenza e che invece ha dovuto cederla all’India. «La Russia è interessata a un’America latina unita, forte, economicamente sostenibile e politicamente indipendente, che si trasformi in una parte importante del mondo policentrico ed emergente», ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin. E anche il suo omologo cinese Xi Jinpeng, che negli ultimi anni ha consolidato «relazioni fruttuose» in Venezuela e in altri paesi del Latinoamerica, ha sottolineato l’intenzione di «far sentire più forte la voce dei paesi in via di sviluppo nelle istituzioni multilaterali».

Ieri si sono svolti incontri e prospettati accordi con i paesi della Unasur. Sono arrivati a Brasilia 12 leader sudamericani, tra i quali il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, quello della Bolivia, Evo Morales, e dell’Ecuador, Rafael Correa. Guidano governi che si richiamano al «socialismo del XXI secolo», hanno messo al centro una più equa ridistribuzione delle risorse e la sovranità delle scelte rispetto ai diktat delle istituzioni internazionali. E per questo sono spesso bersaglio dei tribunali di arbitraggio internazionali, che accolgono le denunce delle grandi corporations, come nel caso dell’Ecuador con la Chevron. La voce di questi paesi, che fanno blocco negli organismi regionali anche a livello politico e che intrattengono forti relazioni con i Brics, potrebbe aprire maggiori opportunità di scelte in diversi ambiti e temi: da quello ambientale (il blocco Brics costituisce il maggior produttore mondiale di energia e il principale consumatore di idrocarburi), a quello del disarmo, nel destinare gli aiuti allo sviluppo e non all’interventismo. Per questo, i Brics hanno espresso un pronunciamento forte contro il massacro dei palestinesi messo in atto da Israele e contro l’occupazione.