“Siamo in momento determinante della vita politica colombiana”, dice al manifesto Jorge Freytter, membro dell’organizzazione politico-sociale Marcha Patriotica.

Freytter è anche uno dei fondatori della Costituente degli esiliati e perseguitati dallo stato colombiano. Attualmente vive da rifugiato nello Stato Basco.

Perché ha dovuto lasciare il paese?
Sono figlio di un professore e avvocato colombiano assassinato dal paramilitarismo del “bloque northe” e da agenti delle forze militari dello stato. Una vittima del terrorismo di stato. Nel 2014 abbiamo pubblicato il libro “Presente y futuro de Colombia en tiempos de esperanzas” nel quale si raccolgono opinioni di importanti accademici e leader politici colombiani e viene descritta la situazione di violenza politica che soffrono le università pubbliche a causa dell’infiltrazione paramilitare e della persecuzione del pensiero critico in Colombia. Ho ottenuto lo status di rifugiato nel Paese Basco.

Quale lavoro svolge la Costituente degli esiliati?
Principalmente quello di sostenere la soluzione politica del conflitto colombiano con gli esiliati politici e generare solidarietà verso l’insieme del movimento sociale e politico che, in Colombia, lotta per il proprio riconoscimento. Lavoriamo per rendere visibili le rivendicazioni del popolo colombiano nell’agenda internazionale.

Qual è la situazione in Colombia, oggi?
Stiamo vivendo un momento molto importante in cui si sta costruendo un potere popolare basato su grandi mobilitazioni organizzate dai contadini, dalle donne, dagli studenti: per esigere un’Assemblea Nazionale Costituente per la rifondazione dello stato. Questo porterebbe a un cambio del sistema politico, un cambio nel sistema giuridico, una vera partecipazione e garanzie politiche per l’insorgenza. Il percorso attuale mostra le responsabilità dello stato colombiano nello sterminio dell’opposizione politica nel paese. In queste nuove conversazioni di pace possiamo parlare di questioni che il regime colombiano non ha mai permesso che si potessero trattare, come quelle riguardanti le vittime del conflitto, la condizione della donna nel conflitto colombiano. Un altro elemento estremamente rilevante del processo di pace è la possibilità di smantellare le strutture politiche ed economiche del paramilitarismo colombiano.

Quanto pesa negli accordi di pace il tema dei prigionieri politici, in Colombia e negli Stati uniti?
La situazione dei prigionieri negli Usa è di totale isolamento, manca ogni garanzia e riconoscimento della loro condizione di prigionieri politici, come nel caso di Simón Trinidad e di Sonia: che sono reclusi in condizioni subumane, senza la possibilità di vedere il sole, senza diritto a una difesa effettiva di fronte agli stati colombiano e nordamericano. Questi casi riassumono un tema importante in Colombia, che è quello dell’ingerenza degli Stati uniti nei nostri affari interni e la permanente violazione della sovranità. L’insieme del movimento carcerario e del movimento politico in Colombia, richiede immediatamente la loro libertà e l’amnistia, dato che questi due compagni apporteranno concetti ed esperienze chiave nella soluzione politica, nella costruzione della democrazia con giustizia sociale, per l’accordo che si delinea all’Avana. In Colombia, i prigionieri politici da una parte subiscono violazioni costanti ai loro diritti (tortura, mancanza di assistenza medica, impossibilità di visite familiari e dispersione sul territorio colombiano), dall’altra devono assumere lo scontro diretto con lo stato: ci sono mobilitazioni (recentemente c’è stato lo sciopero della fame dei prigionieri in varie carceri colombiane). I prigionieri esigono una partecipazione diretta e attiva nelle conversazioni di pace. Per questo a livello internazionale noi mettiamo l’accento sull’amnistia per tutti i compagni. Infine bisogna ricordare che la popolazione dei prigionieri è di circa 9.500 persone. Voglio citare tre casi di rilievo, che il regime cerca di mettere sotto silenzio: il leader agrario e contadino Huber Ballesteros, ilprofessor Miguel Angel Beltrán, e il caso della sindacalista Liliany Obando. Un aspetto importante della problematica riguarda il fatto che in molte regioni l’esercito e la magistratura realizzano montature giudiziarie contro i dirigenti contadini, gli studenti, i sindacalisti, ilavoratori e i difensori dei diritti umani. Questa situazione è in aumento e le carceri in Colombia sono sovraffollate, in una cella per due detenuti ce ne possono stare otto. E’ importante sottolineare che gli stessi impiegati dell’ente che amministra la sicurezza nelle carceri sono allo stesso tempo dei repressori e dei repressi nelle loro condizioni di lavoro, cosicché è importante far capire che vivono un po’ la stessa condizione dei soldati, allo steso tempo vittime e carnefici. Le carceri colombiane sono gestite a distanza dagli Stati uniti nel quadro del Plan Colombia-Plan Patriota.

I negoziati dell’Avana sembrano giunti a un punto di non ritorno, la soluzione politica sembra più vicina. La sconfitta elettorale in Argentina e quella più pesante in Venezuela – uno dei principali garanti della pace – possono deviarne il corso?
I tavoli dell’Avana devono essere letti nel contesto geopolitico dell’America latina: la Colombia è il paese della regione che riceve più assistenza militare dagli Usa, e gioca un ruolo destabilizzante verso i paesi integranti dell’Alba, e tuttavia non può rimanere isolata di fronte ai processi di decolonizzazione ed emancipazione continentale, per cui la pace della Colombia è la pace del continente americano. Il ritorno della destra in Venezuela rappresenta un forte condizionamento per le conversazioni di pace, è a rischio tutto il paradigma libertario e antimperialista di costruzione di un potere popolare, e può portare a un gigantesco arretramento della cooperazione sud-sud (Cuba, Venezuela, Ecuador, il progetto Alba) e nella creazione di nuovi spazi di integrazione delle politiche di sicurezza sociale per l’insieme dei paesi latinoamericani e del Caribe. Per questo la Nuestra America, la sinistra latinoamericana e la sinistra di altre latitudini, deve esprimere forte appoggio al popolo e al governo bolivariano e venezuelano: la sua è una lotta di resistenza contro le oligarchie di tutta l’America latina e dei Caraibi.

Quali obiettivi concreti si pongono le forze della trasformazione nel breve e medio periodo?
Dare soluzione politica al conflitto colombiano, unire tutte le organizzazioni popolari e la sinistra rivoluzionaria, dare all’insorgenza la possibilità di partecipare alla vita politica. Nel breve periodo, aumentare le mobilitazioni per arrivare a un’Assemblea Costituente.