L’Uzbekistan è la nazione più popolosa dell’Asia Centrale ed è un paese ricco di risorse naturali. Ha confini delicati, come quello con l’Afghanistan e per questi motivi è un paese che rientra nelle strategie regionali e non solo di potenze come Russia, Stati uniti e Cina.

Ieri anche in Uzbekistan si sono svolte le elezioni per eleggere il nuovo presidente, ovvero il successore di Islam Karimov, morto a 78 anni lo scorso settembre dopo aver guidato il paese con un pugno di ferro per venticinque anni. Già dopo le 11 (ora locale) le elezioni sono state dichiarate «valide» dalla Commissione elettorale, dopo che l’afflusso alle urne aveva superato il 33 per cento degli aventi diritto.

Il presidente facente funzione Shavkat Mirziyoyev, 59 anni, premier dal 2003, è stato chiamato nei fatti a succedere a Karimov. si tratta di una decisione che il voto dovrebbe solo ratificare, anche se formalmente si presentano altri tre candidati Khatamjon Ketmanov del Partito democratico popolare, Sarvar Otamuratov, del Partito della rinascita nazionale, e Nariman Umarov, del Partito social democratico della giustizia. Mirziyoyev ha fatto di recente ricorso a toni populisti per sollecitare i burocrati a rispondere agli uzbeki e a risolvere i loro problemi, avviare la lotta alla corruzione, ma non sono molti coloro che si aspettano l’apertura di spiragli di democrazia, maggiori possibilità sono anticipate per aperture economiche. Il premier ha rafforzato le relazioni con i paesi dell’Asia centrale, Kirghizistan e dal Tagikistan e Kazakhstan.

Se nessun candidato riceverà più del 50 per cento dei voti, sarà convocato un turno di ballottaggio. L’Osce non ha mai sancito, nella storia del paese dopo l’indipendenza, elezioni realmente democratiche. La figlia maggiore di Karimov, Gulnara Karimova, è scomparsa dalla circolazione dopo essere stata messa agli arresti domiciliari nel 2014, con accuse di corruzione.