L’annuncio ufficiale (anticipato ieri dal manifesto) arriva via Huffington Post. Arturo Scotto ritira la sua candidatura alla segreteria di Sinistra italiana, il partito che celebrerà il suo già tormentatissimo congresso fondativo dal 17 al 19 a Rimini. Il capogruppo di Si alla camera spiega che si era candidato per portare avanti un’idea «impopolare fino a qualche giorno fa», ma che «ora sembra riprendere quota». E per questo chiede un riconoscimento pubblico, insomma delle scuse. Scotto si riferisce a Nichi Vendola, che ieri su Repubblica diceva: «Siamo interessati a Consenso, il movimento di D’Alema. Il Pd di Renzi si è rotto. Siamo interessati a quello che nel Pd avanza… a quello che è riuscito a costruire de Magistris…». Sempre ieri Vendola e Nicola Fratoianni – rimasto il solo candidato alla segreteria – hanno incontrato nella sede di ItalianiEuropei proprio D’Alema. Dopo l’incontro, Fratoianni ha spiegato: «Andiamo a congresso con la linea di un progetto autonomo ma è evidente che guardiamo a ciò che succede nella società a cominciare dalle iniziative radicalmente alternative a Renzi».

Invece Scotto, che, visto lo smottamento del Pd, aveva chiesto di «cambiare la ragione sociale del Congresso», lamenta la «nostra solitudine, per mesi, su una linea che ha visto in tanti passaggi caricature e persino anatemi». E tira fuori l’accusa di «doppiezza». Non solo: l’accusa è anche quella di aver forzato le regole del congresso per predeterminarne l’esito, «negando le assemblee nei territori e avvelenando i pozzi sulla regolarità del tesseramento». Insomma, «il campo non è contendibile».

Chiamata in causa, la commissione congressuale ribatte con una nota firmata non da tutti, ma da Elisabetta Piccolotti, Peppe de Cristofaro, Francesco Campanella, Raffaella Casciello , Sergio Cofferati, Loredana De Petris, Stefano Fassina, Claudio Grassi, Laura Lauri, e Claudio Riccio. Firma anche Fratoianni, ma non Alfredo D’Attorre, che della commissione fa parte ma prova a mediare. «Stupiscono e dispiacciono le argomentazioni avanzate da un compagno come Scotto che mettono in discussione la regolarità del congresso – è scritto nella nota -. La fase congressuale si è aperta nel pieno rispetto delle regole che tutti ci siamo dati, approvandole all’unanimità». I firmatari si augurano un ripensamento: «Abbiamo il compito di restituire una sinistra rinnovata al suo popolo, fuori da torsioni politiciste». Ma, «da militante iscritto e deputato di Si», Scotto lancia l’appuntamento a Roma, il 12 febbraio, per «costruire un campo di forze di progresso che si candidi a governare il paese e non ad agitare una bandierina identitaria». In un clima rovente, D’Attorre spera in «un soprassalto di responsabilità da parte di tutti».