Le cinque giornate di Genova si chiudono con un sì all’accordo firmato tra associazioni sindacali, Prefettura, Comune di Genova, Regione Liguria e Amt. Ma non si tratta di un sì definitivo, in quanto entro il 31 dicembre un referendum tra tutti i dipendenti dell’azienda, dovrà ratificarlo o meno, dopo che i tavoli tecnici tra azienda e sindacati avranno chiarito come l’azienda di trasporto pubblico comunale riuscirà a risparmiare 4 milioni di euro nel 2014 senza toccare le tasche dei lavoratori né il loro orario di lavoro.

Un sì arrivato tra polemiche e contestazioni, dopo quattro ore di tesissima assemblea a cui hanno partecipato circa 1.500 dei 2.500 lavoratori dell’azienda. Decine di interventi contrapposti, tra acclamazioni e urla, perché se l’accordo raggiunto è stato valutato positivamente dalla maggioranza, per molti non era sufficiente per porre fine allo sciopero.

Per la prima volta nella vita, infatti, almeno una parte dei tranvieri genovesi, si è vista in testa a una protesta che poteva trascinare altre realtà del trasporto pubblico ma non solo. «La scintilla dell’Italia siamo noi» urlavano fieri ieri i tranvieri in corteo, perché i beni comuni sono a rischio privatizzazione in tutto il Paese e da Genova avrebbe potuto partire la battaglia per difenderli. «Volevamo essere la miccia della protesta, ma non si è mai vista una miccia che dura 5 giorni – ha detto sconsolato un giovane autista – perché se a parole la solidarietà è arrivata da molte parti d’Italia e da diverse categorie, in piazza poi ci siamo stati solo noi». «Non possiamo aver investito 5 giorni di sciopero per aver in cambio solo un accordo fumoso – ha detto in assemblea una delle tante voci in disaccordo – perché questa è una vertenza che ha una rilevanza sociale, una battaglia per tutti i cittadini».

Un fronte del no formato in gran parte dai più giovani, giustamente più preoccupati per un futuro calcolato sul lungo periodo, mentre i «padri di famiglia – come li ha definiti informalmente un sindacalista – sono per il sì perché sono stanchi ed esasperati».

A chiudere gli interventi è stato Andrea Gatto, segretario nazionale del sindacato autonomo Faisa Cisal, il più forte tra i tranvieri genovesi. Gatto è stato uno dei capipopolo della protesta, ma oggi con le ultime forze ha cercato di riportare i suoi sul binario della responsabilità: «Dobbiamo ricordarci che questa vertenza non è stata aperta per cambiare il mondo. Volevano che Amt rimanesse pubblica, che il Comune ricapitalizzasse, che la Regione pagasse gli autobus, che non toccassero gli stipendi dei lavoratori. E tutto questo nell’accordo c’è scritto«.

Il livello di tensione si è alzato vertiginosamente man mano che si avvicinava il momento del voto. Ma lo stesso sistema per dire sì o no ha creato polemiche fin dall’avvio dell’assemblea: «Avevamo preparato le schede per far votare 2.500 lavoratori – spiega Antonio Cannavacciuolo della Uiltrasporti – ma ci hanno detto che con le schede ci sarebbero stati i brogli, così abbiamo rinviato la decisione alla fine degli interventi». Poi i sindacati, stretti tra chi voleva votare subito, chi in rimessa, chi per alzata di mano, chi no, hanno preso la decisione che ha suscitato più polemiche: quella di far spostare i lavoratori ai due lati della sala, i favorevoli a destra, i contrari a sinistra. Molti hanno lamentato che non sia stato dato tempo sufficiente a far capire cosa fare e come: «Non è vero – dice Cannavacciuolo – abbiamo ripetuto il tutto per alcuni minuti. Ma quando si perde è più semplice trovare delle scuse». Secondo i sindacati, che hanno fotografato i due «fronti», il sì ha vinto a grande maggioranza, con una percentuale intorno al 65-70%. Molte decine di lavoratori si sono riversati fuori dalla sala urlando la loro rabbia e minacciando di strappare la tessera del sindacato. «Questa è una brutta pagina di storia sindacale, dopo cinque giorni di lotte uniti, non doveva finire così».

Forse le divisioni erano inevitabili, ma il modo in cui i lavoratori hanno lasciato la sala, soprattutto dopo la grande e coesa assemblea del giorno precedente, non può non aver lasciato l’amaro in bocca a molti. Intorno a metà pomeriggio gli autobus hanno cominciato a uscire dalle rimesse. Per i genovesi certamente un sospiro di sollievo, dopo cinque giorni di paralisi, per qualcuno la fine di un «sogno». Oggi i bus saranno di nuovo in pieno servizio pronti per Sampdoria Lazio. Qualcuno aveva chiesto di fermarsi fino a lunedì: «Abbiamo lasciato a piedi per una settimana i nostri concittadini, perché non lasciare a piedi i tifosi?». E molti, nella giornata dei veleni, hanno ironizzato: «L’accordo arriva proprio in tempo per la partita, chissà come mai».