La presidente della regione Calabria, Iole Santelli, ha emanato, un’ordinanza che, a dispetto dei suoi precedenti proclami e provvedimenti reclusorî, riapre praticamente a tutte le attività e a tutti gli spostamenti, in barba alle raccomandazioni degli epidemiologi e in spregio alle norme del Dpcm.

Quella stessa presidente Santelli che non ha ancora detto ai calabresi: quanti posti di terapia intensiva in più sono stati approntati, rispetto ai poco più di 100 che erano presenti sul territorio regionale; quanti guariti ci sono per ricoverati; quanti e quali dispositivi di protezione individuale sono stati distribuiti ai medici e agli infermieri degli ospedali e, soprattutto, ai medici di base nel territorio; quanti e quali, con esattezza, ospedali sono stati dedicati alla cura del Covid-19, in Calabria; se sono state previste squadre sanitarie che si occupano dei malati a domicilio ; se sono state disposte ispezioni in tutte le Rsa convenzionate con la Regione; se sono state attivate, come in Emilia-Romagna, sinergie con il privato per il prelievo e le analisi dei tamponi e, in seguito, del sangue, atteso che, purtroppo, lo Stato non ha strutture sufficienti per farlo; se e quale strategia (di categoria, geografica, sociologica, demografica etc.) è stata seguita per i tamponi e per l’esame sierologico.

Quella stessa Presidente che ha recisamente negato il ritorno, fino a ieri, dei calabresi che studiavano o che lavoravano in altre regioni, che ha urlato ai quattro venti che “Lei chiudeva la Calabria”, nella notte di mercoledì, improvvisamente, ha emanato una ordinanza con la quale si è premurata che, con i primi due articoli del provvedimento, fossero consentiti gli sport extra-comunali e gli spostamenti per raggiungere le imbarcazioni di proprietà (da diporto) da sottoporre a manutenzione e riparazione.

Con i rimanenti articoli, invece, dà il via libera all’apertura di bar, pasticcerie, pizzerie e ristoranti che servano all’aperto e di tutti i negozi al dettaglio, compresi i venditori ambulanti di qualsivoglia genere ed i fiorai. I calabresi, dunque, avranno la possibilità di mangiare una pizza all’aperto, magari dopo aver passato un paio di mani di antivegetativa alla carena della barca e comprato alcuni indispensabili ‘pezzi di ricambio’ nel negozio più vicino.

Non potranno, però, fare una ecografia in uno studio medico, le analisi del sangue in un laboratorio o farsi operare d’ernia addominale.

L’ordinanza di Santelli e l’occupazione del Senato delle truppe leghiste fanno parte, è evidente, di una ben orchestrata manovra politica tesa a mettere in crisi l’azione del Governo in uno dei momenti più difficili del nostro Paese, dalla fine della Seconda Guerra mondiale.

La presidente Santelli avrebbe dovuto, e dovrebbe, occuparsi delle disastrose condizioni in cui versa la sanità, predisponendo piani sanitari, implementando le scarsissime dotazioni, strutturali e di personale sanitario, dei nostri ospedali e della medicina del territorio per affrontare, con meno terrore, il lungo periodo nel quale dovremo convivere con il virus. Se dovessi esserci (e facciamo gli scongiuri) una seconda ondata in Calabria ci sarebbe un’ecatombe.