Si tratta di imparare il gesto più antico del mondo. Da circa 20 mila anni, gli uomini hanno appreso a seminare dando così inizio alla storia dell’agricoltura determinando una svolta irreversibile in ogni aspetto della vita sociale, religiosa, civile delle comunità umane.

Di chi sia stata l’iniziativa, con precisione, non si sa. Il mio sussidiario, Il perché delle cose, asseriva che fossero stati dei bambini a scoprire la germinazione delle piante. Per gioco. Di certo gli uomini hanno capito la connessione tra le fasi lunari e il momento giusto per le semine.

In linea di massima vale ancora oggi: con la luna crescente meglio seminare tutto ciò che deve innalzarsi, portare a fiore. Carciofi, girasoli, per esempio, sono dei fiori, ma anche i frutti come i pomodori, le zucchine, sono da seminare a luna crescente. A luna calante vanno seminati e se si tratta di bulbi come le patate, le cipolle o l’aglio, tutte le verdure che fruttificano sotto terra. Le insalate e le verdure che si consumano sotto forma di foglie, meglio seminarle a luna calante.

Esistono in commercio calendari dettagliati in merito, quelli biodinamici sono i più completi. Certamente non conta solamente la luna, a livello locale bisogna considerare altri fattori come il vento, il perdurare di tempo umido o siccitoso, anche se parliamo di piccola orticoltura familiare (sembra ovvio rinunciare alla semina in pieno campo in giornate di vento forte). Come si semina. La regola generale, per la semina in vaso, è che il seme non vada mai interrato oltre la sua stessa dimensione. Semi piccoli come quelli dell’insalata vanno semplicemente sparsi sul terreno provvedendo in seguito con innaffiatoio a rosetta ad inumidire. In pieno campo si semina a spaglio, girasoli, zucche, mais trovano il modo di muoversi quando è il momento per emettere una radichetta nel terreno e le foglioline si innalzano. Imparare a riconoscere dalle prime foglioline ciò che germoglia richiede attenzione, poi diventa facile. Le piante si suddividono in dicotiledoni e monocotiledoni. Le dicotiledoni sono la maggior parte di quelle che interessano gli orti.

Impariamo ad identificare le prime due foglioline, i due cotiledoni, del basilico: sono una sorta di mezzaluna,del prezzemolo due sottili linguette. Piano piano impariamo a distinguere i semi delle verdure più comuni, seminando solo una specie per vaso, ciò che non assomiglia alla specie che abbiamo seminato va tolto. Le monocotiledoni, mais, i cereali, allungano una sola fogliolina, seminare del grano, del mais, richiede spazio e grossi contenitori, in un orto un filare facilmente ci può stare. Il terriccio da impiegare per i nostri vasi se non siamo in grado di ricavarlo dal nostro compost, è quello detto universale. Per i contenitori, quelli in plastica hanno il vantaggio della leggerezza, quelli in argilla sono certamente migliori sia per l’estetica che per l’impatto ambientale, ma se siamo accorti possiamo riutilizzare all’infinito anche le fioriere in plastica.

Che cosa seminare. Evitiamo in assoluto le sementi sulla cui confezione risulti scritto «F 1» oppure «F 2». Cerchiamo sementi biologiche, esistono. Il meglio è cercare scambi di semi locali, ve ne sono in tutta Italia, troverete date e luoghi sui siti delle associazioni di seedsavers. Riproducendo sementi riprodotte a livello locale, contribuiamo a mantenere antiche varietà che altrimenti scomparirebbero. Un buon manuale che ci permette di imparare è Di seme in meglio a cura di Alice Pasin, edizioni Pentagora.