Prendere spunto dal Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini per rivisitare quella storia in termini attuali – in questo caso: il nuovo schiavismo degli africani nei ghetti del lavoro italiano – può essere interessante e insieme rischioso per un regista dal timbro «forte» come lo svizzero Milo Rau, che ha fatto parlare di sé in più di un’occasione destando «scandalo» ma anche perplessità. Si ricordi il film, dove Rau intreccia sempre, secondo il suo stile, teatro civile e cinema, The Congo tribunal, presentato Locarno 2018, e riproposto a Matera giorni fa durante la presentazione del progetto del «Nuovo Vangelo».

Che cosa predicherebbe Gesù nel XXI secolo? Chi sarebbero oggi i suoi apostoli? Come reagirebbe il potere al suo «ritorno»? Ecco, queste sono le domande che in un affollato incontro di giugno, a ridosso dei Sassi di Matera, si sono posti regista e interpreti (in gran parte lavoratori africani) di questo nuovo viaggio dentro le contraddizioni più acute del nostro tempo. Racconta Rau (42 anni): «Da 15 anni mi occupo, attraverso opere teatrali, film e libri delle contraddizioni dell’economia globale e del ruolo rappresentato dall’Europa. Con il Nuovo Vangelo voglio unire la critica all’ordine mondiale ingiusto in cui anche l’Europa gioca una parte e il lavoro con i racconti e le biografie di interpreti dilettanti. Ho usato volentieri il Vangelo di Pasolini (di cui avevo già affrontato a teatro il suo Salò) come modello per questa messa in scena quando mi è stato proposto di fare qualcosa a Matera. Nei viaggi di perlustrazione attorno alla città sono rimasto scioccato dalle condizioni disumane dei campi profughi e dei lavoratori delle piantagioni». Yvan Sagnet (Camerun, 34 anni) è un lavoratore che farà la parte di Gesù.

Ha conosciuto lo sfruttamento bestiale e il caporalato in Salento (ha fondato come sindacalista Cgil il movimento No Cap). Racconta: «Mi è piaciuta subito l’idea di questo film. Una politica che marginalizza le persone è assurda. E non ne parliamo quando lo fa in nome di Dio. Vedere persone che vivono nella clandestinità e nella schiavitù non è ammissibile per una nazione che si dice cristiana. Partiremo da Matera ma sarà Roma il momento clou di questo film. Lì lo presenteremo e mi piacerebbe tanto che diventasse un nuovo manifesto politico». Il progetto prevede due performance pubbliche a Matera il 28 settembre e il 5/6 ottobre, un’assemblea pubblica al Teatro Argentina di Roma il 10 ottobre. Poi la presentazione del film.