Quella di oggi è una giornata decisiva per il Venezuela, sperando che le tante tensioni che finiranno per sovrapporsi non creino pericolosi cortocircuiti in grado di scatenare quanto tutti temono, ovvero l’inizio di una vera e propria guerra civile.

Nello stesso giorno infatti ci sarà la manifestazione lanciata dall’opposizione e l’inagurazione dei lavori dell’Assemblea costituente eletta domenica scorsa. Il tutto ventiquattro ore dopo una giornata nella quale l’esercito ha garantito fedeltà a Maduro e la società che ha gestito il voto elettronico di domenica ha dichiarato di aver notato l’alterazione di almeno un milione di voti sui dati dell’affluenza.

Quest’ultimo episodio non conferma quanto sostiene l’opposizione, secondo la quale praticamente quasi nessuno avrebbe votato, ma mette in difficoltà quel tanto decantato plebiscito con cui Maduro ha definito il 41% di votanti.

Non solo perché ieri, secondo quanto comunicato su Twitter dal ministro degli Esteri cileno, Heraldo Munoz, altri due magistrati del Tribunale supremo di giustizia (Tsg) , una sorta di «alta corte ombra», perché composta da giudici nominati dal Parlamento controllato dalle elezioni del 2015 dall’opposizione, si sarebbero rifugiati nell’ambasciata cilena e sarebbero sotto la protezione delle autorità di Santiago.

SECONDO MUNOZ i «due nuovi ospiti» nella residenza diplomatica a Caracas sarebbero Beatriz Ruiz e Jose Fernando Nunez: secondo il ministro se ne faranno richiesta otterranno l’asilo.
Munoz in precedenza aveva già informato – lo scorso 29 luglio – di un’altra magistrata dell’alta corte che si era rifugiata nell’ambasciata, Elenis del Valle Rodriguez. I tre giudici fanno parte di un gruppo di 33 magistrati scelti dal Parlamento in sostituzione dei membri del Tsg designati – secondo l’opposizione – in modo irregolare dalla precedente maggioranza chavista. Tre di questi magistrati sono già stati arrestati dal Servizio di intelligence (Sebin), mentre uno si sarebbe rifugiato all’estero e altri sarebbero in clandestinità. Quanto alle irregolarità o meno del voto di domenica, l’azienda informatica Smartmatic che ha fornito per più di un decennio il supporto computerizzato per lo svolgimento delle elezioni in Venezuela, ieri ha messo in discussione i dati forniti ufficialmente dal governo di Nicolas Maduro.

LA SMARTMATIC ha dichiarato che i dati dell’affluenza sono stati «manipolati». Lo si conclude, ha fatto sapere l’azienda, «sulla base della capacità del nostro sistema», e questo «oltre ogni dubbio». La differenza tra quanto detto dalle autorità venezuelane e la verità sarebbe pari «a un milione di voti espressi, almeno». Basandosi «sulla robustezza del nostro metodo, sappiamo, senza il minimo dubbio che le cifre della partecipazione alle elezioni per l’Assemblea costituente sono state manipolate», ha dichiarato la compagnia in una conferenza stampa a Londra, alla quale era presente anche il suo amministratore delegato, Antonio Mugica.
Per quanto riguarda la giornata di oggi è stata Cilia Flores, moglie di Maduro, a confermare che l’insediamento della nuova Assemblea costituente, avverrà stamattina.

«È ARRIVATA UNA BELLISSIMA alba con l’Assemblea costituente e domani con Hugo Chávez Frías, con Simón Bolívar, di cui i ritratti furono tolti dal Palazzo federale legislativo, arriveremo nuovamente con il popolo e diremo che qui sta i popolo di Chavez, il popolo che non si arrende, il popolo che si è ribellato», ha dichiarato Flores. L’insediamento è previsto nel Palazzo federale legislativo, che al momento è sede del Parlamento a maggioranza anti Maduro.

E QUESTO POTRÀ COSTITUIRE un elemento di grande tensione vista la concomitante chiamata a una grande manifestazione proprio contro la Costituente indetta proprio della Mud, forte del sostegno americano.
Washington ha minacciato di rimuovere Maduro se il leader venezuelano non deciderà di lasciare di sua spontanea volontà, secondo quanto dichiarato dal segretario di stato americano Rex Tillerson.