Da 80 anni i Fratelli musulmani aspettavano di arrivare al potere. Con la vittoria di Morsi, il movimento semi-clandestino, represso duramente dal regime di Mubarak, ha ottenuto un risultato storico. Ma non è durato molto, appena un anno. Un periodo costellato di errori politici. Negli ultimi decenni, la Fratellanza si è sempre scontrata con il potere politico che ha manipolato il movimento con concessioni e repressioni continue. Ha quindi agito come opposizione politica venendo cooptata all’interno del parlamento e nei sindacati, trasformandosi in un movimento tollerato ma non riconosciuto e in ogni caso connivente con il regime di Mubarak.

La vittoria alle elezioni parlamentari del novembre 2011 con oltre il 60% dei voti aveva galvanizzato il movimento. A quel punto la Fratellanza è stata manipolata dall’esercito che le ha permesso di estendere il suo controllo sulle istituzioni pubbliche fino alla conquista del parlamento. Alle presidenziali e al referendum costituzionale il partito dei Fratelli musulmani, Libertà e giustizia, ha iniziato a perdere consensi, mantenendo però saldamente la maggioranza dei voti. Negli ultimi mesi, gli islamisti avevano anche iniziato a perdere le elezioni sindacali e hanno affrontato un costante declino nei consensi. Sono stati percepiti dal grande pubblico come incompetenti, nel migliore dei casi come intenzionati a imporre una sorta di dittatura della maggioranza.

I Fratelli musulmani si sono dimostrati incapaci di proporre una leadership politica credibile. Mohammed Morsi, Khairat Al-Shater, Mohammed el-Beltagui e Essam El-Arian si sono proposti come leader, provenienti dalle zone rurali del paese, senza esperienza politica ma con evidenti interessi economici da difendere, incapaci di dialogare e accordarsi con le opposizioni laiche e secolari, interessati ad imporre linee di parte nella stesura della Costituzione. Con il referendum sulla dichiarazione costituzionale del marzo 2011 sono emersi i contrasti, da una parte, tra nuova e vecchia generazione di islamisti, dall’altra con l’ala riformatrice del movimento confluita nei partiti Wasat (centro) e Tyar Masry (corrente), guidato da Abou El-Fotuh.

A questo si è aggiunta una certa incompetenza nell’approvazione di vari provvedimenti legislativi, prima fra tutti la legge sulle ong. Mentre i Fratelli musulmani sono finalmente diventati un movimento legale e una organizzazione non governativa, d’altra parte, venivano imposti controlli stringenti sui finanziamenti su qualsiasi altro movimento organizzato della società civile. Ma a pagare le conseguenze di quest’anno di Morsi è stato soprattutto il patrimonio pubblico con la legge sull’emissione di sokuk, obbligazioni islamiche che, secondo molti, permetterebbe la svendita di ingenti quantità di beni. A subire intimidazioni, infine, sono stati anche i giudizi egiziani che hanno deciso di boicottare la ratifica della Costituzione, approvata da una maggioranza di islamisti. E così, questo controverso anno al potere non può non trasformare radicalmente il più importante movimento politico egiziano.