Alla vigilia del decreto Imu, atteso per oggi, ieri nella maggioranza si sono alzate le scintille. Il premier Enrico Letta lo ha confermato da Varsavia, dove si era recato per un incontro con il premier Donald Tusk: l’Imu sarà riformata entro 100 giorni, e per il momento sarà varata una sospensione per la rata dovuta a giugno. Ma non si potranno fare «miracoli». Dichiarazione che ha acceso gli animi: il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha subito lanciato un ultimatum, dagli studi di Porta a Porta: «Entro agosto bisogna fare la riforma complessiva della tassazione degli immobili, compresi i capannoni, altrimenti cadrà il governo Letta», ha avvertito.

«Il decreto – aveva spiegato Letta – non sarà dei miracoli, ma conterrà alcune scelte che ci danno 100 giorni di tempo per potere fare delle riforme. Le riforme le faremo in questi 100 giorni, parleremo con tutti, cercheremo di dare delle risposte sulle questioni delle imprese, sui terreni agricoli, sugli strumenti di cassa integrazione. Ma ripeto, lavoreremo con i piedi per terra, non sarà il decreto dei miracoli», ha quindi aggiunto, lasciando capire che il provvedimento riguarderà solo la prima casa. Insomma, il decreto resterà solo sull’«essenziale»: dovrebbe riguardare solo la prima casa e le abitazioni Iacp, con lo spostamento della rata di giugno a settembre o a ottobre e il rifinanziamento indispensabile per la cig in deroga, 700-800 milioni di euro.

Intanto dal fronte delle imprese, e in particolare dalla Confcommercio, è venuta la protesta per non aver incluso i capannoni industriali e più in generale i fabbricati a uso aziendale nel decreto che appunto sarà varato in giornata: l’esecutivo, infatti, come ha indirettamente confermato Letta, sarebbe per ora disponibile a sgravare dell’Imu soltanto la prima casa. Ieri sera comunque il governo ha ricevuto a Palazzo Chigi i comuni dell’Anci, proprio perché questi avevano chiesto di essere ascoltati e informati in merito a quanto si stava decidendo su una materia che li tocca da vicino.

Ieri a proposito sono arrivati i calcoli della Cgia di Mestre: senza rinvio dell’Imu per i capannoni, ci saranno aumenti fino al 51% della prima rata; e questo incremento avverrà per 38 comuni capoluogo di provincia su 101 presi in esame. Tra queste 38 amministrazioni, in valore assoluto gli aumenti più significativi si registreranno a La Spezia (+3.647 euro rispetto al 2012), a Taranto (+1.736 euro) e a Brescia (+1.472 euro).
La protesta di Confcommercio per l’esclusione delle imprese non si è fatta attendere: «Noi abbiamo sempre chiesto e ribadiamo che la sospensione del pagamento dell’Imu deve riguardare anche gli immobili strumentali, compresi alberghi e negozi: ogni passaggio discriminatorio sarebbe inaccettabile», ha dichiarato ieri il presidente Carlo Sangalli.

Sull’Imu, dopo le dichiarazioni piuttosto nette dei giorni passati, si è invece mostrato più cauto Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria: «Dobbiamo vedere i dettagli – ha detto – Ritengo sia positivo che ci stiano ragionando dando attenzione al settore manufatturiero». Il leader degli industriali ha poi spiegato che l’Imu sui capannoni «deve essere ripensata»: «Ho incontrato molti esponenti del governo e ho riscontrato una notevole disponibilità da parte loro a venirci incontro in questa direzione. L’Imu sui fabbricati non può essere un ulteriore balzello sui produttori».

Ma la Confindustria ieri ha animato un’altra polemica, sui debiti della pubblica amministrazione: «È sconcertante – ha detto Squinzi – che il ministero dell’Economia non sia al corrente dell’effettivo ammontare dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. A una nostra richiesta ci è stato detto che verrà data risposta entro il 15 settembre: uno Stato che non sa quantificare i propri debiti è una forte anomalia e uno Stato che non li paga non è civile». Squinzi ha ricordato che Confindustria aveva chiesto che lo stato rientrasse subito di 48 miliardi rispetto alla valutazione della Banca d’Italia, che da oltre 70 è stata di recente ritoccata a circa 100 miliardi: «Sono state prese decisioni che vanno nella direzione di un pagamento consistente. Credo comunque che l’ammontare complessivo sia superiore. Ci sono valutazioni che parlano di 130 miliardi che ritengo non si discostino dalla realtà».