Si è fermato il beat. Addio Avicii

Il ventottenne Avicii, uno dei più grandi dj al mondo, è stato ritrovato senza vita a Muscat, in Oman, lo ha reso pubblico la sua portavoce in un comunicato. Ancora ignote le cause della morte, l’artista si era però ritirato dalle scene live nel 2016 per motivi di salute. Aveva sofferto di pancreatite acuta, dovuta probabilmente all’abuso di alcol e stupefacenti.

Precoce e velocissima la carriera di Tim Bergling – il suo vero nome, nato a Stoccolma: a 18 anni inizia a scrivere musica e soprattutto a remixare, avendo ben chiari davanti i suoi punti di riferimento: i deus ex machina della dance Daft Punk e la Sweedish House Mafia. La svolta nel 2008 quando incontra il suo manager Ash Pournouri che lo convince ad adottare lo pseudonimo Avicii, in sanscrito «senza onde» e nel buddismo l’ultimo livello dell’inferno. Dal 2010 in poi è un susseguirsi di collaborazioni, dj set, rave davanti a migliaia di spettatori, dischi, live e premi sia nel circuito underground che in ambito più mainstream. Avicii diventa in breve uno dei nomi di punta dell’Edm, genere che mescola una vasta gamma di generi musicali elettronici a percussione creati soprattutto per discoteche, rave e festival e dove i dj miscelano senza soluzione di continuità una registrazione ad un’altra.

Insieme a David Guetta, Skrillex, Diplo, Avicii ha modificato la figura del dj da semplice animatore a figura fondamentale per il successo di decine di artisti. Ripesca brani del passato, Feeling Good di Nina Simone e la remixa per uno spot della Volvo. Lo vogliono Madonna (Girl Gone Wild, 2014) e i Coldplay che si rigenerano nell’Edm grazie alla sua collaborazione in A Sky full of Stars (2014). Lo scorso anno un doc sulla sua vita, Avicii: True stories (ora su Netflix) dove racconta il suo ritiro nel 2016 con testimonianze di amici e colleghi, come Wyclef Jean, Nile Rodgers, Chris Martin e David Guetta.