Mohamed Hosni si è dato fuoco giovedì in piazza Tahrir, al Cairo, l’epicentro della rivoluzione del 2011, estrema forma di protesta contro la corruzione interna e la persecuzione subita per averla denunciata.

Ha detto questo nel video che ha girato mentre camminava verso la piazza, in giacca e cravatta, e finito con le fiamme. È stato salvato dai passanti, ora è ricoverato in ospedale. Nei 20 minuti di video racconta del suo lavoro in una banca, della sua denuncia di 25 milioni di sterline finite a funzionari dello Stato e della sottrazione di denaro pubblico ai cittadini, ridotti alla fame.

«Ladro – grida contro il presidente al-Sisi – I padroni si stanno vendicando degli schiavi che si sono ribellati contro di loro», nel 2011. Per questo è stato licenziato e da lì è iniziato il “lavoro” della National Security, che ha reso la sua vita impossibile.

Subito il governo e i media vicini al regime di al-Sisi lo hanno accusato di essere un pazzo e un burattino dei Fratelli musulmani. A difenderlo tantissimi egiziani che sui social mostrano la sua foto durante le proteste del 2013 contro il presidente islamista Morsi.

La mente è andata al venditore ambulante tunisino Mohamed Bouazizi, la cui immolazione, nel dicembre del 2010, è stata catalizzatrice delle primavere arabe.