«Il tentativo di far tacere i testimoni su atti gravissimi di omicidio non è tollerabile in un Paese civile», sono state le dure e chiare parole dell’ avvocato Marcello Gentili a Buenos Aires nel ormai lontano 1994.

Alto, magro, enfatico, sensibile, in un caldo febbraio australe Gentili era in Argentina insieme al pm Antonio Marini, il giudice per le indagini preliminari Antonio Cappiello e l’avvocato Giancarlo Maniga per cercare testimonianze sui desaparecidos italiani durante la dittatura militare argentina 1976-83.

Ma le porte chiuse sui reati commessi dal Terrorismo di Stato non si erano aperti neanche in democrazia.

Infatti, dopo un primo e importante processo svoltosi a Buenos Aires nel 1985, due leggi (Obbedienza Dovuta e Punto Finale) del governo radicale (centro sinistra) di Raul Alfonsin e l’indulto firmato dal suo sucessore peronista Carlos Menem avevano cancellato la possibilita’ di Giustizia per i 30.000 scomparsi/assassinati, riportando in libertà i pochi condannati, tra i quali i due maggiori capi delle forze armate, i dittatori Jorge Videla ed Eduardo Massera.

Quindi, i familiari delle vittime italiane aspettavano un giusto processo penale a Roma, dove la causa si poteva portare avanti in contumacia.

Nel ’94 era prevista una precedura per rogatoria per raccogliere prove su una cinquantina di persone scomparse vittime di quasi un centinaio di militari argentini. Ma il procedimento giudiziario è stato negato e il presidente Menem ha sottolineatro che l’intervento dei giudici italiani non aveva “motivo di essere”.

«Il processo andrà avanti», affermò allora un energico Gentili senza abbassare le braccia.

I parenti dei desaparecidos, in primis Angela “Lita” Boitano, mamma di due vittime, Adriana Silvia e Michelangelo, avevano contattato Gentili nel 1982, chiedendo giustizia nella terra di origine.

Le difficoltà erano molte, ma Gentili, particolarmente colpito per il dramma vissuto da tante famiglie e per l’appropiazione dei bambini nati durante il sequestro delle ragazze incinte e consegnati illegalmente ad altre persone, accettò la sfida.

Nonostante i molteplici ostacoli, quel primo processo andò avanti e il 6 dicembre 2000 la seconda sezione della Corte di Assise di Roma condannò alla pena dell’ergastolo due ex generali argentini (Guillermo Suarez Mason e Santiago Omar Riveros) e altre cinque ex ufficiali delle forze armate alla pena di 24 anni di reclusione. Tra le vittime, Laura Carlotto, incinta, assassinata, bimbo consegnato ad un altra famiglia e fortunatamente ritrovato tra anni di lotta delle Nonne di Piazza di Maggio, due sardi (Mario Marras e Martino Mastinu) e Norberto Morresi. Sentenza che nel 2004 è stata confermata dalla Corte di Cassazione.

Altri processi riguardanti l’orrore del Piano Condor di coordinamento illegale tra le dittature del Cono Sud dell’America latina con a capo il dittatore Augusto Pinochet, hanno avuto Gentili in difesa delle vittime.

E non solo. Nel 1994 Gentili è andato a Bariloche (Patagonia argentina, 1700 km al sudovest Buenos Aires) con un gruppo di familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine: in quel recondito posto l’ex ufficiale delle SS Erich Priebke, nascosto ai piedi delle Ande dopo la Seconda Guerra Mondiale, era agli arresti domiciliari in attesa della stradizione a Roma.

Nel 2010, gli è stato conferito un riconoscimento da parte della Delegazione delle Associazioni israelitiche argentine (Daia) ed è stato decorato con la “Orden de Mayo” dal Governo argentino.

Ma per chi questo scrive, Gentili sarà sempre l’avvocato commosso e con gli occhi lucidi durante il nostro primo appuntamento nel suo studio a Milano, mentre ascoltava il racconto del mio sequestro insieme a i miei figli di due e quattro anni nel labirinto sotterraneo del campo di tortura ed sterminio detto “Club Atletico”.

Questo ricordo del ‘82 mi fa ripensare tanti altri momenti di pianto e di gioia in Italia e a Buenos Aires, in aula a Rebibbia ed a piazzale Clodio dove dopo lunghe attese finalmente abbiamo sentito che “La Legge è Uguale per Tutti”.

“Il silenzio sopra le parole” è intitolato il libro con i disegni di Gentili pubblicato dalla Onlus 24 marzo. L’avvocato diventa pittore e ogni opera ci parla del suo percorso di vita: mostrare il dolore, urlare se necessario per l’emergere di Memoria, Verità e Giustizia.

* Giornalista, ex detenuta politica in Argentina durante la dittatura (desaparecida)