La scorso anno scolastico, come hanno evidenziato diversi studi a partire da quello presentato dall’Istat mercoledì scorso, gli alunni con disabilità erano stati i più esclusi dalla didattica a distanza. Proprio per questo, la scorsa estate, il ministero dell’Istruzione aveva previsto la necessità, attraverso il «piano scuola», di garantire la scuola in presenza ai bambini e ai ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes). Rientrano tra i Bes tutti gli e le alunne che hanno necessitano di sostegno o dispongono di un piano didattico personalizzato (PDP).

Quando, da ottobre, già molti istituti erano ricorsi alla didattica a distanza si era determinata una situazione nella quale gli alunni con bisogni educativi speciali andavano a scuola in presenza mentre il resto del gruppo classe era in Dad. Per questo, con il dpcm di 7 novembre scorso che parlava di un «coinvolgimento di un gruppo di allievi della classe di riferimento», si era provveduto a correggere quella che, nei fatti, stava portando a un’altra forma di esclusione con lo studente Bes, solo, in classe, con l’insegnante di sostegno o il docente curriculare.

Di fatto si andava a normare quello che molti pedagogisti italiani, a partire dal professor Dario Ianes dell’Università di Bolzano, hanno definito «cordate educative» ovvero un piccolo gruppo di studenti che avrebbe affiancato i compagni con bisogni educativi speciali nella presenza a scuola. Con l’ultimo dpcm del 2 marzo, il primo dell’era Draghi, questa possibilità era sparita.

Con una nota esplicativa del ministero dell’istruzione, venerdì sera, sono state, però, riammesse le «cordate educative». Nel documento firmato dal direttore generale dell’Istruzione, Antimo Ponticiello, si è chiarito che il paragrafo del dpcm del 2 marzo che parla di «effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali» si traduce con «le istituzioni scolastiche (…) al fine di rendere effettivo il principio di inclusione valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe – secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito – con i quali gli studenti BES possano continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola».

Nei fatti, con un ricorso alla didattica a distanza per quasi l’80% degli studenti della penisola, la possibilità di costruire le «cordate educative» ribalta la situazione dello scorso anno, ponendo al centro dell’azione pedagogica gli alunni con bisogni educativi speciali e fornisce la possibilità di una didattica in presenza al resto del gruppo classe, a rotazione. Nei prossimi giorni, quindi, le autonomie scolastiche dovranno definire le modalità per la scuola in presenza per «gruppi di relazione» tra pari anche in «zona rossa».